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Un giorno nella vita

Creato il 11 gennaio 2011 da Soloparolesparse

Strizza l’occhio a Nuovo cinema Paradiso il primo film di Giuseppe Papasso, ma ovviamente rimane molto lontano dalla poesia e dallo splendore di quel Giuseppe Tornatore.

Tuttavia Un giorno nella vita è un buon film, che racconta una passione inestinguibile e l’Italia di provincia del 1964.

Un giorno nella vita – tra cinema e comunismo

Siamo in un paesino della Basilicata e Salvatore è un bambino affascinato dal cinema.
Al punto che appena può ruba i soldi in casa e parte con due amichetti, macina cinque chilometri in bicicletta per guardare le nuove avventure di Maciste nell’unico cinema della zona.

Nel frattempo il padre cerca di coinvolgerlo nella vita del Partito Comunista, della cui sede locale è fondatore.
Proprio quell’anno muore Togliatti, nel paese vicino arriva La dolce vita e Salvatore prende una decisione difficile per entrare in possesso di un proiettore.
Ne pagherà pesantemente le conseguenze non solo lui ma anche il padre, la ragzzina di cui si è innamorato, la sede del PCI ed anche il parroco del paesino.

 Papasso tratteggia con delicatezza l’Italia di quegli anni, la provincia con i suoi contrasti, le sue passioni e la difficoltà ad aprirsi alle novità.
Sono anni di forte contrasto tra le vecchie e le nuove generazioni e tra cattolici e comunisti.
Tutto questo viene fuori in maniera forte, a volte anche un po’ troppo forzata.

Un giorno nella vita – tra cinema e comunismo

Ma Un giorno nella vita è soprattutto una storia privata di un ragazzino, della sua passione per il cinema che lo coinvolge al punto di prendersi dei rischi enormi e di schierarsi contro la propria famiglia.
Un clima vagamente poetico aleggia durante tutta la proiezione, retto soprattutto dalle delicate musiche di accompagnamento e dal continuo mostrare manifesti d’epoca e sequenze di film storici.

Pascal Zullino regala un’interpretazione molto forte, il giovane Matteo Basso non sfigura sebbene il suo modo di recitare siea evidentemente grezzo.
La parlata con accento molto spinto è curiosa ma non disturba.
Le partecipazioni di Alessandro Haber e Maria Grazia Cucinotta sono poco più che semplici camei.

Giudizio sintetico: comunque godibile.

 


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