- John e Mary – 1969 - ♥♥♥ e 1\2 -
di
Peter Yates
Dustin Hoffman e Mia Farrow nel 1969 uscivano entrambi da due grandissimi successi cinematografici. Il primo aveva da poco riscosso il successo de Il Laureato, mentre la seconda si godeva gli allori di Rosemary’ s baby. Vederli quindi recitare in coppia in questo film diretto dal britannico Peter Yates per i critici di allora non poteva che essere un motivo per aspettarsi il massimo. La storia semplice e perfettamente inserita nel contesto settantottino di John e Mary quindi deluse quelle aspettative, che forse desideravano vedere da Peter Yates qualcosa di più della love story anticonformista ma tipicamente sessantottina dei due protagonisti. A mio avviso però questa piccola grande opera vanta di meccanismi registici e sceneggiativi che visti con gli occhi di oggi, andrebbero rivalutati. È infatti straordinaria la semplicità con la quale il regista ci racconta un’ intera giornata trascorsa dai due protagonisti, intervallando nel montaggio alcuni flashback che inizialmente fuorviano lo spettatore sull’ andamento dei fatti ma che, in seguito, messi insieme come dei tasselli di un puzzle si riveleranno molto utili ai fini di caratterizzazione dei due personaggi. Un uomo e una donna si risvegliano in un letto e sembrano non conoscersi quasi per nulla. Li conosceremo lentamente lungo l’ intero arco di un giorno e soprattutto non soltanto attraverso ciò che si diranno ma anche grazie a ciò che penseranno l’ uno dell’ altro. I meccanismi psicologici dell’ innamoramento si fanno quindi protagonisti rivelandoci ciò che John e Mary immaginano l’ uno dell’ altra, cosa sperano, ma soprattutto cosa saranno disposti a investire di sè stessi nell’ altro. E faranno i conti con i ricordi dei loro più grandi amori del passato che sembrano non averli ancora abbandonati del tutto, ma che proprio attraverso un intenso meccanismo0 catartico troveranno reciprocamente la via del dimenticatoio. Hoffman e la Farrow con i loro volti estremamente semplici rappresentano due personaggi costantemente divisi dalla paura interiore tra il dire all’ altro di restare e la paura di abbandonarsi totalmente. Vivono un amore che è figlio di quel contesto storico, nato da un incontro occasionale in un bar e da una nottata di passione magari sotto l’ effetto di qualche bicchiere di troppo. L’ amore lanciato dall’ attrazione sessuale e da poche parole scambiate che però se si ha il coraggio di andare oltre potrebbe tramutarsi in qualcosa di meno materiale. Yates in sostanza vuole farci comprendere che anche se i tempi cambiano e la spregiudicatezza sembra prender sempre più campo, allora come a maggior ragione adesso, i meccanismi e le dinamiche dell’ innamoramento e del vero amore non cambieranno mai, ma che restano stabiliti dai pensieri, le insicurezze, i desideri e l’ immaginazione. Tutto questo fino al momento in cui il confronto di quelle che sembravano due differenti aspettative terminano inevitabilmente per scontrarsi in una comune e sincera prospettiva di incontro.
( Andare via non sarà facile)
( Fermo immagine di pensieri)