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“Un giorno perfetto per uccidere” di Mario Mazzanti: il romanzo che lo ha consacrato nuova voce del thriller italiano

Creato il 07 dicembre 2014 da Alessiamocci

“Quel giorno le lezioni erano finite intorno alle 16, e dunque Ami sarebbe dovuta rientrare a casa poco prima delle 18, quando sia Rama che lo stesso Elaji erano ancora al lavoro. Ma Ami quella sera non era rientrata…E la mattina, a scuola, non era mai arrivata”.

Un giorno perfetto per uccidere” è il libro di Mario Mazzanti pubblicato nell’agosto 2014 da Newton Compton, nella collana Nuova narrativa Newton. Il fatto che i personaggi principali siano così ben caratterizzati, tanto che ciascuno di essi potrebbe essere protagonista, dipende dal fatto che non sono inediti, bensì ripresi dai romanzi precedenti dell’autore.

La coppia vincente costituita dal commissario Sensi e dal dottor Claps era già apparsa in “Scacco alla regina”; mentre Trevis, lo psichiatra, è stato il protagonista di “Il riflesso del lupo”, entrambi pubblicati dalla casa editrice Leone. Per chi non lo avesse già fatto, dopo la lettura di questo romanzo, la voglia di risalire alle origini delle storie di questi personaggi giunge spontanea. Quindi non è escluso che di Mazzanti possano essere riscoperte anche le opere precedenti, che non hanno suscitato lo stesso clamore e la medesima approvazione della critica di questo ultimo libro.

Un “noir” ambientato nella provincia lombarda, che in seguito sposta l’attenzione in Toscana, ecco come potrebbe essere compendiata questa storia. Una triste vicenda di violenza sui minori e di cittadini extracomunitari senza diritti, che ha un comune denominatore con la cronaca odierna. Raramente l’orco viene da fuori e non si nasconde mai troppo distante dalla realtà quotidiana della sua vittima.

In una mattina di novembre, una bambina di origini senegalesi di nome Ami scompare mentre si sta recando a prendere l’autobus per andare a scuola a Crema. Le ricerche iniziano in maniera frenetica e sono coordinate dal commissario Sensi. In un primo momento, sembra esserci una pista sicura che porta ad un cittadino londinese in vacanza in Lombardia, ma presto si rivela solo un abbaglio.

Dopo tre mesi di ricerche, che si rivelano senza esito, il corpo della bambina viene ritrovato in una radura ai margini dell’Adda, avvolto in un cellophane. Sensi decide di ricorrere all’aiuto del dottor Claps, un esperto criminologo, suo vecchio amico, andato in pensione in anticipo, dopo aver subito un’aggressione da parte di un serial killer al quale stava dando la caccia. Da tale evento Claps è uscito afasico, anche se completamente lucido. Purtroppo, Ami non è l’unica bambina scomparsa.

I resti di altre due ragazzine di origini africane, immigrate clandestine, vengono ritrovati in Toscana. Su di loro ha infierito di sicuro il medesimo assassino. Il taglio netto del mignolo sinistro, al quale tutte le giovani vittime sono state sottoposte, rappresenta la sua firma. Bisogna fare presto, Sensi e Claps ne sono consapevoli. Là fuori c’è un orco che non si fermerà e ruberà altre vite.

Per capire cosa possa essere successo ad Ami, l’attenzione degli inquirenti deve risalire alla fonte, andare laddove tutto ha avuto inizio, e così Claps si trasferisce in Toscana, dove si pensa abiti il folle omicida. Claps può avvalersi dell’aiuto dello psichiatra Trevis, che sta lavorando per far affiorare i segreti nascosti nella mente schizofrenica di Elisa Cellini. Quest’ultima, completamente apatica, ha visto la gemella Denise morire e potrebbe essere l’unica a conoscere l’identità dell’assassino.

La scrittura di Mario Mazzanti è molto semplice ed essenziale, proprio quello che ci vuole per far sì che l’attenzione rimanga sempre costante. La storia si schiude ai nostri occhi come stessimo guardando un film. L’autore, toscano di nascita ma milanese d’adozione, ama il cinema e gli scacchi. E questo si evince nel testo, dove compare una serie di colpi di scena cinematografici, senza descrizioni inutili; mentre la trama è concepita come fosse l’opera di uno stratega che non lascia niente al caso. Anche i personaggi minori sono ben definiti, primo fra tutti il padre della piccola Ami, Elaji Demba, disposto a qualunque sacrificio pur di trovare la bestia che ha ucciso la figlia. Il finale è incalzante e non finisce di stupire.

Raramente mi è successo, al termine di un libro, di provare una nostalgia così serrata per i suoi protagonisti. La sensazione di “perdita” giunge spontanea, così come la fatidica, allarmante domanda: e adesso? Cosa leggo?

Written by Cristina Biolcati


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