Praticamente dal 13 giugno 2010 (ultime elezioni in Belgio) la formazione del nuovo governo ha preso più tempo del previsto, tanto da assegnare il record assoluto di paese senza governo per il maggior lasso di tempo, anche se c'è bisogno di chiarire una cosa: la notizia "il Belgio non ha un governo da un anno e mezzo" non è propriamente corretta, perché un governo nel frattempo c'è stato, quello temporaneo guidato dal primo ministro uscente. La notizia corretta dovrebbe essere "in Belgio la formazione di un nuovo governo sta impiegando più di un anno e mezzo", altrimenti c'è chi pensa che qui possa regnare l'anarchia, cosa praticamente impossibile vista la tela di comunità e decentralizzazione di alcuni poteri.
Perché tutto questo tempo?
Perché il Belgio è il paese del surrealismo, ma anche perché si era chiesto di creare un governo alle due parti vittoriose dopo le elezioni, rispettivamente di destra a nord (nelle Fiandre) e di sinistra a sud (in Vallonia), insieme, cosa alquanto impossibile. La differenza profonda di vedute e di interessi, la divisione culturale tra olandofoni e francofoni e la delicata questione degli interessi linguistici ed economici intorno alla regione di Bruxelles hanno creato diversi momenti di stallo e sconforto per il re che ha dovuto cambiare più di una volta nomine di formatori, ispettori, mediatori, informatori per il nuovo governo. I cittadini hanno manifestato il proprio disappunto, senza però influenzare in modo decisivo la situazione.
Cosa è successo di recente?
Finalmente il punto chiave della rottura è stato risolto lo scorso 11 ottobre 2011, quando dalle trattative è stato escluso il partito che aveva vinto le elezioni al nord e si è giunti ad un accordo sulla questione dei diritti giudiziari ed elettorali della famosa BHV, un insieme di comuni in cui una maggioranza linguistica non aveva alcuni diritti altrove evidenti, ma il Belgio si sa è un paese abbastanza complesso.
Eppoi cosa è cambiato?
Il nodo cruciale è stato sciolto eppure una nuova situazione di stallo si è creata sull'approvazione della nuova finanziaria. Il formatore ed acclamato eroe fino a quel momento, Elio Di Rupo, ha consegnato le proprie dimissioni al re, deluso ed incapace di andare avanti con i partiti coinvolti fino a quel momento. In un oramai famoso editoriale de Le Soir, il maggiore giornale francofono belga, si legge addirittura che s'impone a questo punto la separazione del paese. Per molti invece le dimissioni son state soltanto un modo di far pressione sui partiti in modo da accelerare le trattative, viste anche le pressioni dei mercati.
Infatti, i mercati come commentavano la situazione in Belgio?
La lentezza della formazione del nuovo governo ha suscitato più volte l'interesse dei mercati, visto anche il grande debito pubblico del paese, etichettando il Belgio come il prossimo paese, dopo l'Italia, prossimo ad una crisi economica. Il governo temporaneo non poteva approvare la finanziaria, avendo poteri limitati, eppure il primo ministro uscente, Laterme, è riuscito in un quasi miracolo, chiedendo al popolo belga di acquistare quanti più titoli di stato e così è stato: record storico, 4.5 miliardi di euro son stati incassati dallo stato, prestati dal proprio popolo. Questo ovviamente non tampona il debito ma rassicura sicuramente da eventuali pressioni dei mercati, almeno per il momento.
Torniamo alle dimissioni. Cosa è successo poi?
Come previsto da molti, la strategia delle pressioni ha funzionato ed ecco che il 26 novembre è sbocciato l'accordo sulla nuova finanziaria, Di Rupo ha ritirato le proprie dimissioni (sospese dal re con riserva) e si appresta ad essere il primo premier vallone da più di 30 anni in Belgio. La crisi, salvo eventuali catastrofi dell'ultima ora, è terminata: per il 5 dicembre è previsto un nuovo governo in Belgio.
Finalmente! Beh, tutto bene quel che finisce bene, no?
Vedremo. La prima sfida di questo governo sarà sicuramente durante tanto quanto ci ha messo per formarsi. E non è poco. Inoltre, sono già scoppiate le polemiche sui problemi linguistici di Di Rupo: in Belgio il primo ministro dovrebbe essere linguisticamente neutro, parlando bene sia il francese che l'olandese, mentre il futuro designato ha carenze palesi con l'olandese (e anche con l'inglese), addirittura peggio della cameriera nigeriana di De Wever - secondo lui - da appena due anni in Belgio. Sarà sicuramente un'eccezione su cui molti passeranno, visto il periodo di crisi, ma che sarà una forza in più dell'opposizione, guidata inoltre proprio da colui che le elezioni le aveva vinte in giugno, De Wever. Quindi non si preannuncia per nulla un clima politico di serenità. Ad ogni modo, sì, finalmente!
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