Conosciamo i giornalisti italiani (e non solo) e sappiamo che fungono solo da cassa di risonanza del regime totalitario, ma a personaggi come Gramellini dovrebbe essere vietato di scrivere almeno per due ragioni: in primo luogo perché ignora le basi della lingua italiana, inoltre in quanto propone ed insinua nell’opinione pubblica una versione ideologica e distorta dei fatti. Che poi colui diffonda velenose interpretazioni usando il mezzo televisivo è ancora più grave, visto l’ascendente che il piccolo schermo continua purtroppo ad avere nei confronti di inermi ed ingenui telespettatori. Ora che è stato deciso di aggiungere il canone della RAI (Raglianti asini italiani, detto con rispetto per gli asini) alla bolletta dell’elettricità ci troviamo di fronte ad una situazione inaccettabile: quasi tutti gli Italiani dovranno versare una taglia per finanziare un’azienda che hai suoi cavalli di battaglia nel negazionismo e nella propaganda. Si versa un balzello per consentire a bellimbusti come Fabio Fazio o ad una sboccata Litizzetto di imperversare con le loro solenni sciocchezze, con le loro mistificazioni filtrate da propositi di intrattenimento, se non da ridicole ambizioni culturali.
E’ necessario che un gruppo di avvocati si mobiliti per avversare e vanificare in ogni modo lecito la decisione governativa di introdurre il canone RAI sulla bolletta elettrica. E’ necessario esigere che l’ente pubblico faccia ammenda dei suoi innumerevoli errori ed orrori informativi: Alberto Angela, ad esempio, deve dedicare un’intera puntata della sua trasmissione ad indicare le vere cause che portarono al crollo delle tre torri il giorno 11 settembre 2001. Solo se la verità e l’informazione diventeranno protagoniste, sarà lecito chiedere agli utenti un congruo corrispettivo; in caso contrario, si configurano un sopruso, un furto e, come tali, è doverosa un’azione legale che porti alla restituzione delle somme estorte ai cittadini ed all’incriminazione dei dirigenti RAI per tutti i reati che si possono ravvisare nella loro condotta.
Un esempio tra gli innumerevoli della prosa sbilenca di Gramellini:
“Sorvolando sulle citazioni di Falcone e Margherita Hack in materia di morale e legalità, dispensate a pioggia da quei pulpiti illuminati, ecco un altro frequentatore seriale di cartellini taroccati che posta la foto di un uomo spiaggiato in un bar all’aperto”. Si noti il “che”: il pronome, da un punto di vista logico-concettuale, si collega ad “un altro frequentatore”, ma l’ottimo Gramellini lo pospone a “cartellini taroccati” (sic) che diventano, in modo abnorme, l’antecedente del pronome relativo ed il soggetto della proposizione subordinata. E’ come se fossero i cartellini ad inserire la foto. E’ un errore tanto grossolano quanto diffuso, ma non è neanche il più abominevole tra quelli commessi dal nostro eroe. Che pensare poi della grottesca espressione “uomo spiaggiato” e delle altre paurose scelte lessicali?
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