Per molti versi la professione del critico è facile: rischiamo molto poco, pur approfittando del grande potere che abbiamo su coloro che sottopongono il proprio lavoro al nostro giudizio; prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere. Ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che nel grande disegno delle cose, anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale. Ma ci sono occasioni in cui un critico qualcosa rischia davvero. Ad esempio, nello scoprire e difendere il nuovo. Il mondo è spesso avverso ai nuovi talenti e alle nuove creazioni: al nuovo servono sostenitori! Ieri sera mi sono imbattuto in qualcosa di nuovo, un pasto straordinario di provenienza assolutamente imprevedibile. Affermare che sia la cena, sia il suo artefice abbiano messo in crisi le mie convinzioni sull'alta cucina, è a dir poco riduttivo: hanno scosso le fondamenta stesse del mio essere! In passato non ho fatto mistero del mio sdegno per il famoso motto dello chef Gusteau "Chiunque può cucinare!", ma ora, soltanto ora, comprendo appieno ciò che egli intendesse dire: non tutti possono diventare dei grandi artisti, ma un grande artista può celarsi in chiunque. È difficile immaginare origini più umili di quelle del genio che ora guida il ristorante Gusteau's e che secondo l'opinione di chi scrive, è niente di meno che il miglior chef di tutta la Francia! Tornerò presto al ristorante Gusteau's, di cui non sarò mai sazio.
(l'articolo di Anton Ego)
E così ieri sera è stata un'occasione per rivedere il film Ratatouille della Pixar, un film assolutamente magico, una computer grafica sopraffina e devo dire che ti tiene in pugno. Almeno per me è stato così.Cosa dire poi del messaggio finale di Anton Ego? La prima volta che l'ho visto mi sono commossa e ancora nel rivederlo e questo suo articolo fa nascere in me delle riflessioni sull'arte.
All'arte non interessa quali siano le tue origini.
Potresti aver vissuto in una completa agiatezza oppure nella più completa povertà. All'arte non importa.
Nella versione originale viene poi sottolineato la non importanza della provenienza.
La parte del discorso che ho sottolineato, quella che per me sottintende tutto, in originale è così: "Not everyone can become a great artist, but a great artist can come from anywhere."
Si può pensare che l'arte abbia bisogno di essere nutrita di altrettanta arte e questo può essere vero, ma spesso è qualcosa che viene dopo la scoperta.Nel discorso di Anton Ego viene parlato del nuovo, viene sottolineata l'importanza che venga sostenuto.E' come se fosse una pianta sbocciata.E' forte, talmente forte che può sbucare dal cemento, ma all'inizio non può farcela da solo.Ha bisogno di qualcosa che lo sostenga e soprattutto di chi lo osservi.Diversi artisti nascono nella più completa povertà ad esempio Arthur Rimbaud ma lui sin da bambino aveva dimostrato una grande passione e interesse per le attività letterarie e così un suo maestro lo ha sostenuto.I Maestri possono essere anche morti ed il bello è che non ti diranno di no. Ti accoglieranno sempre se tu li senti affini.Leggendo poi diverse autobiografie di artisti, anche di persone che conosco personalmente, ho potuto constatare che anche loro hanno avuto i miei stessi dubbi, le mie stesse paure, i miei stessi momenti di indecisione e a volte anche di sfiducia.Se io adesso li vedo così come sono adesso è perché sono andati avanti.Tutti i grandi hanno cominciato dal piccolo.
Inoltre mi piace come Anton Ego dica a Rémy di stupirlo.
Il nuovo ha sempre bisogno di essere rinnovato.
Uno dei momenti più topici del film è quando Anton Ego assaggia la ratatouille del titolo.
Un piatto appunto umile eppure capace di scuotere un integerrimo critico.
E' particolare come questo critico sembra portare con sé un'aura mortifera.
Eppure quel piatto lo scuote a tal punto che tutto sembra riprendere vita persino i colori divenuti caldi.
Non si tratta solo di un ricordo dovuto alla nostalgia di un momento del passato, ma il rimembrare qualcosa che aveva dimenticato.
Come mai Rémy ha deciso di cucinare quel piatto? Nel film non viene spiegato.
Si arriva a un punto del film dove un piatto può decidere la sorte.
Magari alcuni decideranno di creare piatti sontuosi e appariscenti proprio per stupire.
Eppure Rémy decide di fare quel piatto e di non seguire la ricetta che gli viene data.
All'inizio del film possiamo vedere Rèmy che cresce in campagna e nonostante sia nato in una famiglia di ratti comuni, lui possiede un olfatto sviluppatissimo.
Lui è quello diverso e guidato dal suo olfatto si fa condurre nel ristorante di Gusteau, il suo maestro talmente personale che è frutto della sua immaginazione e in più gli parla.
Ma in realtà quello spirito, che ha assunto le sembianze di Gusteau, rappresenta quello che Rémy sa e che ha bisogno di essere detto per far sì che il topo se ne renda conto.
In quel piatto così decisivo ci sono tutte le origini di Rémy, il suo sapere, c'è tutta la sua passione!
Solo un piatto così avrebbe potuto scuotere il critico.
Solo qualcosa di così sincero e onesto riesce a raggiungere le persone e a conquistarle.
E' davvero poi particolare come qualcosa che viene fatto secondo un intento, per chi lo guarda o lo sente può rappresentare tutt'altro.
Io qui ho finito.
Lascio a voi la parola, se volete.