- Pubblicato Mercoledì, 01 Ottobre 2014 06:50
- Scritto da Elisabetta Bonora
Credit: NASA's Goddard Space Flight Center/S. Wiessinger
Il 23 aprile scorso, il satellite della NASA Swift ha rilevato un'eccezionale sequenza di brillamenti stellari, i più caldi, forti e lunghi osservati da una nana rossa.
L'esplosione iniziale della serie è stata 10.000 volte più potente della più grande eruzione solare mai registrata.
"I principali episodi di flaring da nane rosse durano in genere non più di un giorno, ma Swift ha rilevato almeno sette eruzioni potenti in un periodo di circa due settimane", ha dichiarato Stephen Drake, astrofisico del Goddard Space Flight Center della NASA a Greenbelt, Maryland.
Il superflare è stato presentato nel mese di agosto alla High Energy Astrophysics Division della American Astronomical Society.
L'evento si è verificato da una stella del sistema binario noto come DG Canum Venaticorum (abbreviato DG CVn), situata a circa 60 anni luce di distanza.
Entrambe le stelle sono nane rosse con masse e dimensioni pari a circa un terzo del nostro Sole. Orbitano a loro volta, intorno ad un'altra stella a circa tre volte la distanza media Terra - Sole, troppo vicino affinché Swift riesca a capire quale delle due ha effettivamente emesso i bagliori.
Al suo apice, il flare ha raggiunto una temperatura di 200 milioni di gradi Celsius, 12 volte più caldo del centro del nostro Sole.
"Questo sistema è poco studiato perché non era nella lista di stelle in grado di produrre brillamenti", ha detto Rachel Osten, astronomo dello Space Telescope Science Institute di Baltimora e scienziato del progetto James Webb Space Telescope della NASA.
La maggior parte delle stelle che si trovano nel raggio di circa 100 anni luce dal Sistema Solare sono, come il Sole, di mezza età ma, un migliaio di giovani nane rosse nate altrove, sta scivolando all'interno di questa regione, offrendo agli astronomi l'occasione migliore per studiare l'attività stellare ad alta energia che accompagna in genere la vita di un giovane astro.
DG CVn sarebbe nata circa 30 milioni di anni fa, cioè ha meno dello 0,7% dell'età del Sistema Solare ma i meccanismi che guidano i brillamenti sono gli stessi che avvengono sul Sole.
Intorno alle regioni attive dell'atmosfera della stella, i campi magnetici diventano contorti e distorti, accumulando energia. Alla fine di un processo chiamato "riconnessione magnetica", i campi si destabilizzano con conseguente rilascio esplosivo dell'energia immagazzinata, producendo i flare che osserviamo. L'esplosione emette radiazioni in tutto lo spettro elettromagnetico, dalle onde radio al visibile, dall'ultravioletto ai raggi X.
Le due nane rosse ruotano in meno di un giorno (circa 30 volte più veloci del Sole) e questa rapida rotazione è stato l'ingrediente fondamentale in grado di amplificare così tanto i campi magnetici, nonostante le ridotte dimensioni dei corpi.
Alle 9:07 UTC del 23 aprile, una crescente ondata di raggi X provenienti da DG CVn ha innescato il Burst Alert Telescope (BAT) a bordo di Swift. BAT calcola la posizione iniziale e decide se l'attività merita ulteriori indagini, in caso affermativo invia le coordinate al satellite. In questo caso, Swift ha modificato il suo orientamento per indagare il fenomeno, comunicando alla Terra che era in corso un evento importante.
"Per circa tre minuti, dopo il via libera di BAT, la luminosità dei raggi X del superflare era superiore alla luminosità combinata di entrambe le stelle in tutte le lunghezze d'onda in condizioni normali," ha osservato Adam Kowalski del Goddard, che sta conducendo uno studio dettagliato. "Flares grandi come questo da nane rosse sono estremamente rari".
La luminosità delle stelle osservata da Swift e con i telescopi terrestri, in lunghezze d'onda visibili ed ultraviolette, è aumentata di 10 e 100 volte rispettivamente. Anche l'emissione iniziale di raggi X misurata da Swift fa apparire insignificante la più intensa attività solare registrata finora.
Le esplosioni solari sono classificate in base alla loro emissioni di raggi X: le più potenti sono dette di classe X.
"La più grande fiammata che abbiamo mai visto dal Sole si è verificata a novembre 2003 ed è stata valutata come X 45", ha spiegato Drake. "Il bagliore di DG CVn, se visto da un pianeta alla stessa distanza della Terra rispetto al Sole, sarebbe stato circa 10.000 volte più grande di questo".
Ma dopo i primi fuochi d'artificio, non era comunque finita. Tre ore dopo la sfuriata iniziale, ecco un altro bagliore intenso quasi quanto il primo e l'attività è proseguita negli 11 giorni successivi con una serie di eventi più deboli, un po' come accade con le scosse di assestamento dopo un forte terremoto. In tutto, ci sono voluti 20 giorni affinché la situazione tornasse alla normalità.
Naturalmente, ora il sistema DG CVn non verrà perso di vista, alla ricerca delle prossime esplosioni.