Magazine Pari Opportunità

Un’illuminista inglese: Mary Wollstonecraft

Da Bambolediavole @BamboleDiavole

dragoncello-tritato

La parte centrale del XVII secolo fino alla Gloriosa rivoluzione del 1688 fu caratterizzata in Inghilterra dalla radicalizzazione dei movimenti spirituali che erano scaturiti dalla Riforma anglicana e che giudicavano incompiuto il processo di riforma: primi e più numerosi ci furono i Puritani al seguito del loro carismatico leader Oliver Cromwell, poi i Quaccheri e, nel Settecento, i Metodisti, tutti movimenti che furono coinvolti in vario modo nella colonizzazione del nuovo mondo americano.

Sul versante opposto al Teismo e al radicalismo protestante, si osserva la corrente del Deismo inglese, il cui apice sarà segnato dalle opere di David Hume e al cui sviluppo è legata la formazione dell’Illuminismo nel paese e la nascita, tra i cosiddetti Liberi pensatori, del contraddittorio concetto di religione naturale o razionale.

Mary Wollstonecraft
Mary Wollstonecraft

Importante illuminista anglosassone, che può essere considerata tra le fondatrici del pensiero femminista, fu Mary Wollstonecraft, nata a Spitafield, sobborgo industriale di Londra, nel 1739, da una famiglia di imprenditori abbastanza agiata che però ebbe problemi finanziari e nella quale fu sperperata la prevista spesa per l’educazione della figlia. Per questo ella imparò tardi a leggere e scrivere, in una day school a 14 anni e si formò nelle letture grazie all’aiuto di un’anziana coppia, i Claire, figure genitoriali che la orientarono verso Shakespeare Milton e Pope.

Dal 1777 al 1783 visse con l’amica di sempre Fanny Blood e con la sorella Eliza, che si era separata dal marito ed era madre di una figlia. Con le due donne condivise una difficile situazione economica, facendo lavori artigianali e precari. Tentò anche di aprire una scuola, ma senza successo.

Si trasferì a Newington Hill, fuori Londra, e li conobbe Richard Price, un intellettuale non conformista che le fece conoscere i testi di Rousseau e di Locke. Nel 1785 fece un viaggio a Lisbona e li assistette alla morte per parto dell’amica Fanny.

Attenta osservatrice della condizione femminile del tempo, pubblicò il suo primo scritto “Thougths on the Education of daughters” che nonostante la sua educazione anglicana risentiva degli influssi di Rousseau, di cui rifiutava le conclusioni ma di cui accettava la complessità e la finezza di analisi. Dopo una breve permanenza in Irlanda come istitutrice tornò a a Blackfriars, Londra, nel 1788 e prese a frequentare l’ambiente intellettuale che si riuniva nella Libreria di Johnson. Li conobbe molti artisti e scrittori tra cui Colleridge, Wordsworth, Godwin, il pittore Fussli e l’incisore William Blake, che su proposta di Johnson illustrò un libro di fiabe per bambini scritte da lei: Original Stories from Real Life; with Conversations, Calculated to Regulate the Affections, and Form the Mind to Truth and Goodness (qui trovate tutte le magnifiche illustrazioni di Blake per l’opera).

William Blake- frontespizio di Origial Stories di Mary Wollstonecraft. London, 1792
William Blake- frontespizio di Original Stories di Mary Wollstonecraft. London, 1792

Infiammata per gli eventi rivoluzionari in Francia, Mary scrisse nel 1790 A Vindication of Rights of men” in cui, prendendo posizione contro i conservatori, collegava la rivoluzione del 1688 con quella del 1786. In questo libro Mary critica inoltre l’iniqua divisione della ricchezza tipica della sua società contemporanea, il maggiorascato che penalizzava le ragazze e la concezione coattiva del matrimonio da lei definito “a legal prostitution”. Sul piano politico rivendicava il diritto di scelta popolare su governanti e re. Nel 1792 pubblicò la sua opera principale A Vindication of right of Woman, testo che si inserisce a pieno titolo nella letteratura politico filosofica del periodo rivoluzionario: tra la dichiarazione d’indipendenza americana e la dichiarazione dei diritti francese. Mary voleva, come pure Olympe de Gouges in quegli stessi anni, proporre le istanze di liberazione e parità sociale e politica delle donne nel contesto più generale del programma illuminista dei Diritti dell’Uomo. Per la Wollstonecraft l’ideale dell’emancipazione femminile e della parità non si poneva come valore in se, ma andava calato nel principio del diritto naturale moderno. Scriveva polemicamente a Tallyrand che ancora nel 1791 voleva escludere le donne dall’istruzione pubblica: “Ma se le donne devono essere escluse dalla partecipazione dei diritti naturali dell’umanità, dimostrate in primo luogo, ad evitare l’accusa di ingustizia e incoerenza, che esse mancano di ragione, altrimenti questa pecca della vostra nuova costituzione mostrerà sempre che l’uomo deve, in qualche modo, agire da tiranno, e la tirannide, in qualsiasi parte della società levi la sua faccia di bronzo, mette in pericolo la moralità”.

Le donne per la Wollstonecraft devono uscire dalla loro gabbia dorata, dal quel limbo formalistico della “femminilità” che è l’altra faccia dell’emarginazione e della subordinazione. Istruzione, diritti politici, responsabilità personale, parità economica, razionalità e virtù, libertà e felicità, sono gli ideali di questa pensatrice che arriva a proporre polemicamente una castità femminile demistificatrice dei rapporti ambigui con l’uomo. Il catalogo dei mali delle donne del suo tempo, di quelle borghesi in particolare, che pure avrebbero possibilità di raggiungere cultura e virtù, sono da lei stigmatizzati in modo davvero duro e tagliente: non può darsi vera moralità (e religiosità) se l’intelletto è debole e deprivato; la superstizione, i maghi e gli indovini sono del tutto contrari alla ragionevole religione cristiana; frivolezza e sentimentalismo sono indotti dalla letteratura romanzata a loro destinata; il desiderio di vestire e ingioiellarsi rende le donne simili ai selvaggi africani; l’attaccamento morboso al marito deriva dalla subordinazione intellettuale ed è quindi soprattutto l’ignoranza, nel suo senso più enfatico, la radice dell’inferiorità e instabilità psichica della donna. La mente femminile è stata relegata dalla tirannide maschile in un limbo di fatuità a cui le donne, perlopiù, si sono adattate, ma le donne che reclamano diritti devono sapere che ad essi corrispondono doveri, e che la ribellione contro la dominazione maschile deve svolgersi in nome di valori universali e l’educazione femminile va completamente stravolta e resa uguale a quella maschile. Il suo fine è la creazione di una “nuova civiltà” in cui l’umanità sia virtuosa e felice, grazie alla via di accesso aperta dalla Ragione.

Sempre nel 1792 Mary partì per la Francia col proposito di scrivere una Storia della Rivoluzione, assistendo anche, tra lo sgomento e l’angoscia, alla decapitazione di Luigi XVI. Da questa esperienza scaturì il primo volume di A historical and moral view of the origin and progress of the french revolution, in cui prevale, a differenza di quello che si potrebbe pensare, un resoconto in cui non ci sono tracce delle presenze femminili, pur numerose, all’interno del moto rivoluzionario. Alla sua vita intellettuale si intrecciano le dolorose vicende legate alla relazione con un uomo d’affari americano conosciuto in Francia, Gilbert Imlay, che l’avrebbe poi lasciata a Le Havre con una figlia, Fanny, e che l’avrebbe spinta, rientrata in Inghilterra, a tentare il suicidio per due volte nel 1795. Anche le leggi repressive di quegli anni contro i radicali minacceranno Mary e il suo ambiente intellettuale. L’anno dopo iniziò

220px-GodwinMemoirs
 una relazione col filosofo radicale William Godwin col quale, essendo in attesa di un figlio, decise di sposarsi pur negando valore positivo all’istituto del matrimonio. Nell’agosto del 1797 nacque la piccola Mary Godwin, ma purtroppo la madre morì quindici giorni dopo per setticemia in seguito al parto e il filosofo, dopo la sua morte, pubblicò le sue Memorie. Anche la piccola Mary fu donna di genio e di scrittura (e di lei parleremo ancora); nel 1816 sposò il poeta Percy Shelley e nel 1818 scrisse la sua opera più famosa, forse la più famosa di tutto il secolo, il Frankestein.

images


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog