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Un’illusione ottica galattica

Creato il 18 novembre 2013 da Media Inaf

Gli ultimi dati provenienti dal Karl Jansky Very Large Array dimostrano che la galassia a spirale conosciuta come UGC 10288 è in realtà il risultato visivo della sovrapposizione di due oggetti celesti distinti. La “nuova” galassia è molto più lontana della prima, ed emette intense onde radio.

di Giulia Bonelli 18/11/2013 15:36

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Si nascondevano una dietro l’altra, e hanno ingannato gli astronomi per diverso tempo. Sono le due galassie individuate dall’osservatorio americano Karl Jansky Very Large Array (VLA) della National Science Foundation, sovrapposte a tal punto da sembrare una sola. E invece non soltanto si tratta di due sistemi di stelle ben distinti, ma addirittura parecchio lontani tra loro: 100 milioni di anni luce dalla Terra la prima, 7 miliardi la seconda.

Quella più vicina a noi è la galassia già conosciuta con il nome di UGC 10288, ed era stata osservata dallo stesso VLA nel 2011. Allora gli esperti l’avevano descritta come una galassia a spirale, anche se dalla Terra ne risulta visibile solo il bordo sottile. Con una peculiarità: un colossale getto di luce azzurrina, che nelle immagini sembra letteralmente schizzare fuori dal margine superiore della galassia. Eccola qui, l’illusione ottica. Quella che sembrava semplicemente una particolare conformazione di UGC 10288, si è rivelata appartenere a tutt’altro oggetto celeste. Una diversa galassia, appunto, con le sue caratteristiche e la sua struttura, completamente indipendente dalla gemella che la nascondeva.

Il risultato, annunciato il 15 novembre in uno studio pubblicato su The Astronomical Journal, è stato ottenuto combinando dati registrati dagli osservatori Spitzer Space Telescope e Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) della NASA e dal Karl Jansky Very Large Array. I primi hanno rilevato raggi infrarossi giallo e arancio, il secondo onde radio nello spettro del blu: corrispondenti, rispettivamente, a UGC 10288 e alla “nuova” galassia. Da quest’ultima si sprigionano due getti galattici, uno dei quali è il famoso fascio blu che inizialmente aveva ingannato gli astronomi.

Il primo sospetto che potesse trattarsi di un errore è emerso quando si è osservato che UGC 10288 non stava formando nuove stelle alla velocità che ci si sarebbe aspettata. Il motivo? Molte emissioni radio rilevate provenivano in realtà dalla galassia più lontana. In pratica, era come osservare in due dimensioni un oggetto che invece è tridimensionale. I nuovi dati hanno regalato al disegno la profondità che mancava, permettendo agli astronomi di aggiungere un altro piccolo tassello nella comprensione del complesso panorama galattico.

Grazie a questa scoperta avremo anche un’occasione unica per ottenere nuove informazioni sulla galassia originaria, UGC 10288. Infatti secondo Judith Irwin, ricercatrice della Queen’s University e prima firma dell’articolo dell’Astronomical Journal, sarà possibile utilizzare le onde radio provenienti dalla nuova galassia per misurare le proprietà di quella più vicina. Misurazioni già cominciate: Spitzer e WISE hanno aiutato a scovare nuove strutture al di sopra e al di sotto del piano del disco di UGC 10288. Ad esempio, è stata individuata una nuova forma ad arco che si estende 11.000 anni luce sopra al disco della galassia, struttura confermata dalle osservazioni radio. E così dire che una scoperta ha cambiato il punto di vista non è mai stato così vero.

 

Fonte: Media INAF | Scritto da Giulia Bonelli



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