Oggi pomeriggio c'era un bellissimo sole. Tutti i bambini della via giocavano insieme (anche se il loro muoversi fra un giardino e l'altro all'occhio non abituato avrebbe potuto dare l'idea di una orda di cavallette che distruggeva qualsiasi cosa fosse in ordine): grandi, piccini, maschi e femmine erano un gruppo unico.
Ad un certo punto io ho detto a Sofia che era ora di prepararsi per andare agli allenamenti di calcio. Era proprio nel mezzo delle gare di monopattino. In mezzo secondo è passata da un sorriso raggiante a un'espressione disperata e mi ha chiesto se fosse proprio necessario andare all'allenamento. Le ho risposto di sì. Le ha fatto un po' il broncio, ma mentre mettevamo i calzettoni però era già tornata serena. Quando è salita dietro di me sullo scooter era sorridente, e ha salutato con allegria il gruppo di amici che stava ancora giocando. Tutto l'allenamento lo ha fatto con impegno, sudando, dando il massimo, sorridendo, e neanche una parola sul fatto che avrebbe potuto essere stata a casa con gli amici.
Una volta tornati a casa non si è nemmeno cambiata. Si è riunita al gruppo ancora vestita da calcio.
Più tardi, mentre le lavavo i capelli mi ha detto che è stata contenta di essere andata agli allenamenti.