Fra l’altro, si legge una conclusione che – se verrà riconosciuta come ragionevole dai futuri critici della letteratura – avrà dato un senso alla mia vita di autore:
Considerazioni finali: Tralasciando le peculiari vicende che questo romanzo ha attraversato e che ce lo restituisce, oggi, alla memoria dei lettori nella forma e nell’edizione che adesso conosciamo, non si può comunque dimenticare che l’esordio di Sciltian Gastaldi con “Angeli da un’ala soltanto” ha contribuito, in modo apprezzabile, ad aprire nuovi orizzonti nel raccontare/raccontarsi in termini LGBT sul versante delle storie moderne. Molti giovani allora, nell’oramai lontano 2004, hanno avuto modo di rispecchiarsi nell’estrema normalità di Francesco ed Emanuele imparando a viversi e ad accettarsi con meno paura dell’ambiente circostante. Ma il merito di questo libro, come degli altri dell’epoca immediatamente precedente, è di sicuro quello di far uscire l’omosessualità da torbidi binari delle relazioni licenziose sbattendo in faccia ai più storie di estrema normalità, appetibili e alla portata di tutti, con l’unica criticità della società attorno ai protagonisti, non pronta allora (e ahimè ancora adesso) a far esprimere i sentimenti senza che questi siano oggetto di giudizi di valore da chi non accetta che due ragazzi come Lele e Chicco possano amarsi e desiderare di farlo per il resto della loro vita. Angeli da un’ala soltanto è un regalo per chi lo legge, che fa versare qualche lacrima sui propri ricordi, o su come il lettore avrebbe voluto che fossero. Un libro denso e avvolgente, dedicato a chi non vuole dimenticare e a chi ha bisogno di rispecchiarsi nel proprio passato per guardare al futuro con fiducia, e semplicità.