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Un'inaspettata esperienza antropologico-sessual-cinematografica
Creato il 28 settembre 2012 da IlgrandemarzianoPer chi non sapesse un accidente di questo film, la storia è presto detta [un po' di spoiler da qui in avanti]. A Tampa c'è questo locale di spogliarellisti gestito da Dallas, un Matthew McConaughey ormai non più di primo pelo (e invero anche un bel po' viscidino, ancorché dal fisicaccio ostentato), che ha al soldo un gruppo di ragazzi belli e capaci che arrotondano gli stipendi delle loro fatiche diurne ballando e spogliandosi di notte per branchi di ragazze assatanate. Tra costoro, Mike (Channing Tatum, quello la cui storia ha ispirato il film), il migliore, la star, l'amico e braccio destro di Dallas, quasi per caso un giorno porta allo spettacolo Adam, un suo giovanissimo collega del cantiere, il quale per una necessità improvvisa, viene spinto sul palco e malgrado la timidezza e i calzini (o forse proprio per questo) è subito successone.
Attraverso una sapiente (e bellissima) fotografia slavata e consumata degli esterni soprattutto, ma anche di tutto ciò che non è lo spettacolo, e invece vivace e satura di colori negli interni del club, Soderbergh ci racconta così le meschinità e le vacuità di un mondo, quello dello strip maschile, per taluni aspetti non molto dissimile da quello femminile, dove l'arte di arrangiarsi viene supportata da un mucchio di soldi facili, donne da scopare a go-go e un bel po' di divertimento, ma che alla lunga lascia con uno sbiadito pugno di mosche. Tuttavia cosa potrebbe volere di più un ragazzo di 19 anni come Adam? Inutile dire che la sua scelta di buttarsi a capofitto in questa vita non porterà solo rose e fiori e se da un lato, nonostante il dolore e gli errori, il giovane Adam prenderà il posto di braccio destro nel cuore di Dallas, dall'altro Mike deciderà di lasciare perdere tutto e di ricominciare daccapo in un qualunque altro modo, purché più autentico, capace di dargli almeno la soddisfazione di costruire qualcosa, anche soltanto un mobile. [fine degli spoiler]
Naturalmente gli appassionati di cinema avrebbero dovuto intuire che da uno come Soderbergh era difficile aspettarsi una commediola leggera che esaltasse chiappe e pacchi patinati solo per il gusto di farlo. Difatti il tono del film, soprattutto proprio nelle sequenze di strip maschile, finisce per sconfinare dentro il trash quel tanto che basta per spostare la narrazione da una cronaca piccante e voyeuristica buona per strizzare l’occhio al pubblico femminile, a una vera e propria satira, che graffia con stile per denunciare la miseria di quel piccolo spaccato di mondo illusorio e arido, al quale non sono immuni né gli artefici depilati in perizoma, né le consumatrici pronte a farsi spupazzare sul palco in maniera assai più che soft.
Ora il punto è (e qui veniamo all'esperienza unica e surreale di cui dicevo all'inizio) che a mano a mano che entrava gente in sala, nell'attesa che iniziasse il film, mi sono reso conto che stavano prendendo posto sempre e solo gruppi di ragazze. E così è stato fino allo spegnimento delle luci per cui, alla fine, tra la settantina di posti occupati, mi sono ritrovato a essere l'unico maschio (giuro, l'unico) in mezzo a una nutrita platea di sole donne, evidentemente attratte dalla promessa degli addominali scultorei di McConaughey e soci, con chiappe al vento, pacchi gonfi, movimenti pelvici e tutto quanto il campionario in bella mostra (no, per dire, cazzi non se ne vedevano, per lo meno non in maniera esplicita - e chi ha visto il film sa a cosa alludo…), come in una specie di doppiamente squallido addio al nubilato trasmesso in video conferenza o una festa della donna fuori stagione.
Ebbene, quelle decine di ragazze, tutte piuttosto giovani, ma non adolescenti, nel loro essere in quel momento comunità monosessuale (raramente mi sono sentito così alieno!) hanno di fatto confermato di essere andate a vedere il film con lo stesso spirito delle ragazze che - dentro il film - facevano la file per vedere lo spettacolo degli stripper (molte di loro parlavano e si distraevano quando non c'erano scene di strip...). Dunque da soggetto che vede passivamente il film, le spettatrici sono diventate contemporaneamente oggetto della satira stessa della pellicola, in una sorta di inatteso rimbalzo metacinematografico, uno specchio nello specchio, dove il significato del film, la sua stessa ragione di essere, si è estesa alle spettatrici che lo guardavano e ne sono diventate in questo modo protagoniste, accrescendo così il significato dell'opera e dell'esperienza.
Ovviamente nessuna di loro si è accorta di niente.
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