Nota introduttiva – Ci sono giorni in cui ti alzi e pensi che non potrà succedere altro perché ne hai già le scatole piene fin dal primo mattino. Ci sono giorni in cui ti alzi e il raffreddore del primo autunno irlandese ti raschia fastidiosamente la gola. E poi ci sono giorni, più rari, in cui ti ritrovi e-mail davvero strane nel tuo box. Come quella di oggi, quella di Maria Teresa Santalucia Scibona che mi chiedeva un’intervista. A me?!! Odio le interviste a chicchessia, ma soprattutto odio le interviste fatte a me. Di norma, in queste situazioni, metto in dubbio la validità intellettuale dell’intervistatore. Certo, questo non posso farlo con Maria Teresa Scibona. Ne deduco che avesse tempo da dedicare, lo chiamo un suo sghiribizzo stagionale. Questo non mi impedisce di rifiutare. Rifiuto come ho fatto in altre occasioni davanti a simili richieste. Poi lo scazzo della giornata mi prende. E il raffreddore continua. Essere immobilizzati per essere immobilizzati tanto vale dare uno sguardo a quelle domande; e poi ti ritrovi a rispondere più che altro perché hai sempre qualcosa da dire, correggere, aggiungere, criticare, per partito preso. E quindi ti ritrovi all’ultima risposta e infine trovi pure il coraggio di mandaglierle. Tutte. Lei si fa sentire subito, cortesissima, al solito, dice che le piace, inclusa la terz’ultima risposta che le dà certezza che sta intervistando me. Le piace? ‘Azzi suoi! Sarà perché Halloween si avvicina, mi dico, ed è pure per questo, in fondo, solo per questo, che quest’intervista è infine comparsa online, sul mio sito…INTERVISTA A RINA BRUNDU
RB 21/10/1014
1) Rina, secondo il tuo parere che ruolo occupa la Letteratura nella società contemporanea così dinamica e tecnologica?
Occupa una nicchia. Una nicchia scavata dagli amanti degli autori classici che rivivono meravigliosamente in Rete, insieme alle loro opere. Ritengo, invece, che una letteratura contemporanea che fa equazione con il concetto di Grande Letteratura non esista ed è certamente morta con Marquez. Le grandi creazioni dei giorni nostri sono partorite dalle menti degli straordinari sceneggiatori americani che scrivono appunto per il cinema, primo fra tutti Aaron Sorkin. D’altro canto, rari scrittori del calibro di Stephen King sono “fenomeni” che bisogna pure considerare, ma sotto altre prospettive; forse per mera e obsoleta riserva mentale non riesco a dare al gotico, benché sublime, la stessa dignità della letteratura impegnata a sfondo filosofico. É una barriera interna che ho ma che non per questo approvo; forse significa semplicemente che non siamo ancora pronti a vivere il nostro tempo diverso con la libertà intellettuale che richiede.
Hai notato se in Irlanda e in Inghilterra esiste una sottile discriminazione di valutazione fra gli scrittori e le scrittrici ossia il genio è sempre e solo maschile?
Come tanti, ho notato che in Irlanda sono sempre esistiti scrittori davvero geniali. Se togliessimo gli autori irlandesi dai manuali di letteratura inglese, questi ultimi risulterebbero almeno dimezzati. Certo, le donne non hanno ottenuto gli stessi successi e Mary Shelley, Emily Brontë, Virginia Wolf e tante altre erano inglesi. Che Mary Shelley non sia stata “geniale” è però discutibile. Pensa che si dedicava alla sua scrittura in punta di piedi, mentre attendeva alle necessità del maritino Percy Bysshe Shelley, Poeta Laureato, che era proibito disturbare mentre componeva. Ironia della sorte solo gli studenti di letteratura inglese oggidì conoscono Percy Bysshe Shelley e quasi nessuno si ricorda le sue poesie: non c’é angolo di mondo invece dove non si sappia di Frankenstein. Di più, ricordando Frankenstein ci si ricorda di quell’andato poeta laureato inglese marito di Mary. Uno status quo che dà tanto su cui riflettere anche sul nostro destino ultimo, ma non credo sia questo il luogo per farlo.
Per poter pubblicare le proprie opere ed ottenere successo ritieni che abbiano la stessa opportunità o per le donne è più difficile?
Assolutamente no, il sesso dell’autore non è una componente che può comportare “esclusione” e forse non lo è mai stato, almeno negli ultimi secoli: per avere “successo” occorre scrivere un testo valido, considerato tale dai contemporanei. Questa è la parte difficile, specialmente al giorno d’oggi, in un tempo in cui è quasi impossibile creare qualcosa di nuovo, dire qualcosa di diverso che sia anche interessante, erudito nel senso di effettivamente pregnante. Ancora più difficile è scrivere un libro che sarà considerato valido dai posteri. È la stessa differenza che esiste tra l’essere famosi e l’essere celebri; francamente, se dovessi scegliere, non avrei dubbi nello scegliere la seconda opzione come destino possibile, anche se per tutta la vita fossi costretta a mangiare pane e castagne. Ma purtroppo il problema non si pone e non sono problemi che mi sono mai posta.
2) Quale poeta o romanziere straniero, per affinità elettive, ha contribuito alla tua formazione ed ha influito col suo stile, al tuo modo di scrivere?
Tu insisti ma io non mi ritengo una scrittrice, penso piuttosto di essere uno spirito che scrive e che dovrebbe scrivere meglio. Penso anche che se ci sarà mai un tempo della mia scrittura, questo verrà soltanto in un futuro lontano, quando avrò i capelli bianchi e la saggezza per farlo nel modo in cui ritengo sia giusto scrivere (per quanto mi riguarda gli scrittori non sono grammatici ma sono, o dovrebbero essere, filosofi che si fermano ad appuntare i loro pensieri nero brillante su bianco). Al momento non esiste neppure un mio stile. Questo è dovuto anche al fatto che avendo vissuto più della metà della mia vita in un paese di lingua inglese le due lingue si sono fuse in me anche a livello scritturale portandomi, talvolta, alla creazione di costrutti mostruosi. A momenti, e Franco Luceri te lo confermerebbe, mi vedo come una sorta di Salvatore de “Il nome della rosa”, sebbene sui-generis. Tuttavia è proprio da questo amalgama ancora grezzo che spero nascerà in un tempo a venire un qualcosa di valido, anche perché riterngo che la nostra scrittura per essere vera deve essere modellata dalla nostra esperienza di vita. Ne deriva che la scrittura, bella o brutta che sia, si dovrebbe “editare” sempre e soltanto un poco perché rappresenta il nostro destino, il nostro percorso, e anche quello lo si può mutare sempre e soltanto un poco.
I miei autori preferiti sono i modernisti europei, ma non solo, i poeti alla Eliot, i drammaturghi alla Beckett.
Potendo scegliere, quale grande autore avresti voluto essere e perché?
Autore o non autore, non ho mai voluto essere nessun altro/a se non Rina Brundu, e questo ci dice come siamo messi. Tuttavia, dovendo scegliere, non avrei dubbi: Franz Kafka perché ha fatto ciò che ogni vero spirito che scrive dovrebbe fare: vivere la scrittura come cosa privata, alla stregua di una malattia che può portare solo e soltanto alla morte. Una morte che non conosce glorie terrene ma solo crescita interna. Come sai Kafka ordinò che i suoi lavori venissero bruciati post-mortem. Nonostante la venerazione che ho per lui non ho ancora deciso se l’amico che disobbedì a quel diktat abbia fatto bene…. Raramente il nostro egoismo fa equazione con il maggior bene altrui.
3) Invece, quale autore italiano è vicino al tuo stile o modo di pensare?
Giovannino Guareschi, senza dubbio alcuno. Non aveva la genialità degli autori di cui si è parlato fino a questo momento ma in lui amo lo spirito verace e ruspante. La vena da giornalista d’altri tempi. Uno straordinario senso dell’umorismo e anche il tocco dolce e romantico, in senso tecnico, nei suoi scritti quando racconta i luoghi dove si svolgono le avventure dei suoi eroi.
Quale è il tuo scrittore preferito e perché?
Non ho scrittori italiani preferiti. Penso che l’Italia abbia avuto grandi poeti, grandissimi pittori, straordinari scultori, scienziati geniali, ma non grandi scrittori. L’unico testo italiano (se possiamo dire così, ci sta credo) che adoro sopra gli altri è Il Principe del grande segretario fiorentino (Niccolò non Matteo!). Tra gli autori contemporanei mi piace Umberto Eco ma soprattutto per la sua cultura di sostanza, variegata, per averci regalato Il nome della Rosa e perché è un valido semiologo.
Ritieni che lo stile scritturale dei tuoi saggi o testi poetici possano essere inclusi in qualche “Linea Letteraria” italiana se si in quale corrente ti vorresti inserire?
Inserire i miei saggi o testi poetici in una corrente, dici???!!! Denuncerei per affronto al senso estetico e al senso del pudore, chiunque si azzardasse a fare una cosa simile, e l’unico dispiacere che avrei è che non verrebbero arrestati perché nessuno li prenderebbe sul serio. Si tratta appunto di questioni poco serie, muoviamo oltre, please…
4) Nella tua vita, la poesia è solo un sentimento estetico dove prevale l’erudizione o la scrittura rappresenta qualcosa di più profondo?
Niente di tutto questo. Semplicemente, non ho ancora capito perché sono nata pensando di dover scrivere e perché questo pensiero non mi abbia abbandonato mai, mi abbia condizionato pesantemente… Men che meno ho capito perché lo pensi ancora oggi benché non scriva, non certo come vorrei. Time will tell, si dice qui in Irlanda o magari si tratta di quelle cose strane della vita che non avranno mai una spiegazione perfetta. Vero è che per me la scrittura è faccenda kafkiana nella sua essenza, dunque malattia, dunque sofferenza, ecco perché in realtà se ne potrebbe fare a meno… Meglio sarebbe stato se avessi avuto il pallino per fare qualcosa di veramente utile per gli altri… o magari, se mi fossi dedicata all’agricoltura come i miei nonni. Sono ancora in tempo però, lo dico spesso e forse, presto…
Secondo la tua esperienza, nelle brume irlandesi sono ritenuti utili per gli scrittori i premi letterari?
Ho una brutta opinione dei premi letterari e ancora più brutta di chi li riceve, specialmente dopo avere toccato mano date cose. Kafka non ha vinto il Nobel ma non per questo pensiamo meno di lui. Di sicuro in Irlanda e nei paesi anglossassoni si è meno proni alle presentazioni elegiache e a distribuire onoreficenze, sovente immeritate, forse è pure per questo che hanno prodotto quello straordinario patrimonio letterario universale che è la grande letteratura in lingua inglese.
Featured image, Reginald Easton’s miniature of Mary Shelley is allegedly drawn from her death mask (c. 1857)