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Un leader nell’ombra: Alessandro Zanni

Creato il 19 dicembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Il reparto degli ‘avanti’ italiano è un mondo favoloso, lo sappiamo da tempo. Il punto di forza della nazionale italiana (e del Benetton Treviso), talvolta un’arma letale per gli avversari. Uno strapotere maturato negli anni, grazie alla coesione su cui si è fondato tutto il gruppo e all’esplosione di alcuni singoli che tutto il mondo ci invidia. Lo Cicero, Castrogiovanni e Parisse sono i primi a venire alla mente, non solo per le loro gesta sul rettangolo di gioco, ma anche per una  mediaticità poco comune al mondo del rugby italiano. Un particolare che talvolta offusca quello che forse è il miglior ‘avanti’ azzurro da due anni a questa parte, ovvero Alessandro Zanni, professione flanker.

Partiamo da una statistica, semplice ma significativa, per spiegare l’ascesa di questo friulano doc, essendo nato a Udine. Sono 44 i match giocati consecutivamente da Zanni in maglia azzurra, da Italia-Pacific Islanders del 2008 fino ad Italia-Australia dello scorso 24 novembre. In mezzo, qualche batosta, ma soprattutto ottime prestazioni dell’Italrugby, condite da sporadiche vittorie. 44 partite nelle quali il 28enne terza linea è stato iscritto sovente nel registro dei migliori, dato che tra le doti di Zanni possiamo inserire senza timori di smentite anche la continuità di rendimento. Un alto rendimento, naturalmente.

Non un marcatore, d’altronde il suo è un lavoro sporco, di sacrificio, di quantità più che di qualità. Tanto lavoro per la squadra e poco per sé stesso, sotto forma di placcaggi (tanti, tantissimi a partita), prese in touche e ovali rubati, il lavoro di un flanker insomma. Un vero e proprio amore quello per i placcaggi, dimostrato a più riprese anche nei primi quattro mesi della stagione, nel Benetton Treviso come in nazionale. Sempre tra i Top della propria squadra, nonostante non sia mai stato proclamato Man of the Match nel Pro12 o nei test di novembre. Eppure, in più occasioni avrebbe meritato questo riconoscimento, non importante, sia chiaro, ma che lo ripagherebbe – almeno in parte – delle straordinarie performance di cui è capace, ultima quella contro il Leicester sabato.

Troppo spesso, infatti, ci si accorge di Zanni solo dopo una sua sostituzione, quando l’intensità difensiva cala vistosamente, quando la sua impronta, silenziosa ma decisiva, esce dal campo.
Silenzioso come il suo modo di diventare una sorta di trascinatore col tempo, seppur ricoprendo un ruolo non di primissimo piano. Una vita da flanker, avevamo scritto nel nostro ultimo top&flop, parafrasando la canzone di Ligabue e paragonando le sue azioni sul campo da rugby a quelle di un mediano nel campo da calcio. La generosità e l’assiduità nei propri compiti sono le medesime, magari non vincerà i Mondiali come Lele Oriali, ma non c’è dubbio che, continuando così, Ale Zanni possa togliersi diverse soddisfazioni.

 

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OA | Daniele Pansardi

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