Magazine Cultura
Un Libro che Diventa Film ... QUANDO LA NOTTE di Cristina Comencini
Creato il 14 novembre 2011 da TrichecoEcco un altro libro che è diventato un film ...
PAGINE: 256PREZZO: 16,00 Euro
È estate, Marina è in montagna con il figlio piccolo, sola di fronte alla propria incapacità di essere la brava madre che dovrebbe, che vorrebbe, essere - una sensazione che si affanna a nascondere alla famiglia e persino a se stessa. Il suo padrone di casa, Manfred, è un montanaro rude e silenzioso, che nasconde con la ruvidezza il trauma di un doppio abbandono: quello della madre e quello della moglie, che gli ha portato via anche i figli. Il figlio di Marina accidentalmente cade dal tavolo, il sangue scorre, lei è incapace di reagire. Manfred salva il bambino e scopre il "segreto" di quella donna che ha continuato a spiare: Marina non è in grado di accudire il suo bambino. Ben presto però anche Manfred viene smascherato come l'uomo traumatizzato e angosciosamente solo che è: lo smascheramento è tanto più doloroso perché avviene dopo un incidente (in montagna, là dove lui dovrebbe sentirsi più sicuro e forte) nel quale rischia di perdere la vita ma viene salvato da Marina. Per un attimo lunghissimo sono stati l'uomo e la donna che si guardano, si sfidano, si desiderano - e forse si vogliono morti, tanto è intollerabile ed estremo il loro desiderare. E invece si separano. Manfred si fa accudire, invalido, dalla ex moglie. Marina torna dal marito, in città - la vacanza è finita. Quindici anni dopo quell'estate Manfred e Marina si ritrovano...
Ecco come la stessa Cristina Comencini si presenta sul suo sito ...
Sono nata l’8 maggio del 1956. Ho trascorso la mia infanzia a Roma in una famiglia di donne: mia madre e le mie tre sorelle. Mio padre, Luigi Comencini, ha raggiunto il successo nel suo mestiere di regista quando io avevo circa dieci anni. Tutta la nostra vita di famiglia è stata influenzata dai suoi film, dai discorsi sul cinema, dalle interminabili riunioni di sceneggiatura che si svolgevano nella nostra casa. La scrittura è entrata nella mia vita prima attraverso il cinema. Mio padre evitava di portarci sul set; non voleva in nessun modo che la nostra vita fosse diversa da qualsiasi altra. E ha sempre cercato di scoraggiarci, senza riuscirci, a intraprendere un mestiere vicino al suo. Credo lo facesse di proposito: ogni passione doveva essere scoraggiata per capire se era resistente alle difficoltà e dunque vera. Mio padre è lombardo, protestante valdese. Mia madre napoletana, cattolica.Forse per via del proposito di mio padre, forse casualmente, mi sono avvicinata alla scrittura attraversando molti mestieri, per vie tortuose. Ho frequentato una scuola francese e ho preso la doppia maturità, italiana e francese. Mi sono iscritta alla facoltà di Economia e Commercio. Erano gli anni della politica, e l’economia, credevamo, potesse aprirci gli occhi sul mondo. Davo esami di statistica, matematica, econometria, sforzandomi di pensare che non avevo sbagliato facoltà. Scrivevo racconti. Ho fatto tre figli. L’università mi ha permesso di trovare lavoro quasi subito: recensioni economiche, un ufficio di ricerche in cui sono rimasta per un anno. Non mi interessava più l’economia, volevo scrivere. Così un giorno ho lasciato l’ufficio di ricerche per scrivere una sceneggiatura per mio padre con Suso Cecchi d’Amico. Con lei ho iniziato a capire la scrittura del cinema, e lei mi ha incoraggiato ad andare avanti. Volevo un mestiere più vicino possibile alla scrittura, che mi lasciasse il tempo per i miei racconti, forse per un romanzo che non avevo ancora scritto.Poi, quando ho finito il secondo libro (il primo l'ho lasciato nel cassetto), un'altra grande donna mi ha aiutato: Natalia Ginzburg. Le avevo mandato il romanzo con uno pseudonimo, non volevo risalisse a nessuna storia personale. Mi telefonò due giorni dopo, l'aveva letto e amato, voleva incontrarmi. Non lo dimenticherò mai.Sono passata al cinema inseguendo la letteratura, e mi sono trovata due mestieri meravigliosi.
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