E’ il lontano 1998, a casa di un amico studio per il prossimo esame.
Quando sei un giovane studente universitario, il tempo è un concetto relativo e le pause assumono lo stesso significato dell’impegno.
«Io mi fermo, continua tu» affermo mentre mi alzo dalla scrivania, stiro la schiena e gironzolo per la stanza in cerca del nulla.
Osservo con distrazione un gruppo di libri sparsi su una mensola.
Afferro il più sottile, un libricino con la copertina gialla e l’immagine di due giovani ragazzi, uno biondo e l’altro bruno.
Scruto, l’autore Fred Uhlman non mi dice nulla – ah, beata ignoranza!
Con un gesto automatico, leggo la breve sintesi in quarta di copertina.
Nella Germania degli anni Trenta, due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L’uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica.
Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato.
Apro ed inizio.
Immerso nella storia, dimentico dove sono e vengo catapultato nella Germania degli anni trenta in compagnia dei due giovani ragazzi, Hans – ebreo – e Konradin von Hohenfels – tedesco.
Dopo un’ora, termino le le novantasei pagine del libricino giallo.
Emozionato, ripongo il libro sulla mensola ed esco per una passeggiata.
Non posso più studiare, necessito di una boccata d’ossigeno …
Sono trascorsi quasi vent’anni e ricordo ancora quel titolo con commozione.
Mi sembra giusto consigliarlo proprio oggi, nel «Giorno della memoria».
MMo