Chi tra i lettori "forti", specie francesi, non ricorda il best-seller di Gaston Kelman, camerunense di successo i n Francia, "Io sono nero ma non mangio la manioca"?
Un libro che era stato un successone per l'autore e che aveva suscitato, in Camerun sopratutto, moltissime polemiche e numerose contestazioni.
E questo perché Kelman, nutrito del pensiero di Aimée Cesaire, contestava il razzismo tanto dei bianchi quanto dei neri e chiedeva al mondo d'essere considerato semplicemente una "persona".
Oggi Kelman ha curato la prefazione di un altro libro, che sicuramente andrà a ruba nelle librerie.
Si tratta di una storia del calcio africano, che ci si augura presto sia tradotta anche in italiano.
L'autore è il grande portiere camerunense Joseph Antoine Bell, ex-nazionale camerunense ma calciatore in Francia ,a partire dal 1985, prima nell'Olympique Marsiglia, poi nel Bordeaux e infine nel Saint-Etienne.
Portiere, collezionista di numerosi riconoscimenti alla carriera, che ha concluso nel 1994.
Lui, nato a Douala nel lontano 1954, e che la FIFA ha appunto definito il"miglior portiere africano del XX° secolo" quando il Camerun, tra le squadre d'Africa, s'imponeva calcisticamente, dentro e fuori il continente, all'attenzione degli esperti internazionali del settore.
Il libro di Bell vuole essere non solo un omaggio al calcio africano e a quello del Camerun in particolare ma, essenzialmente, accanto alla sfilata dei bei nomi delle "stelle" passate e presenti ,è un evidenziare tutte le carenze strutturali che presenta questo sport in Africa.
Quello che si potrebbe fare, politicamente anche(leggi... corruzione), e non si fa.
Nonché i contrasti anche violenti che si generano tra giocatori camerunensi impegnati all'estero e la stessa nazionale del proprio Paese(leggi...dirigenza).
Ogni riferimento è ovviamente casuale e si comprende anche ,per il libro, l'accoppiata Bell-Kelman.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)