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Chi ha girato l’Inghilterra sa che Londra non ne è lo specchio. Chi ha girato l’Irlanda sa che Dublino è tutto fuorché la rappresentazione dell’Irlanda.
Chi ha visitato entrambe non ha potuto non notare come Dublino, pur essendo il cuore economico del Paese eternamente in lotta con le lande di Sua Maestà, e’ molto più simile alle città inglesi che ai conglomerati urbani celtici. Nella City di Dublino c’è un po’ di Londra, un po’ di Edimburgo e perfino un po’ di Manchester – specie nei Quays.
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Non dico che Dublino sia brutta. Dico che non mi ha impressionata.
A differenza di Edimburgo, il cui centro storico da solo batte in bellezza qualunque angolo di Londra, Dublino ha i suoi monumenti e punti di interesse sparsi ai quattro angoli delle mura cittadine (il che le fa perdere quell’impatto visivo che la città scozzese invece da’). Quali mura, questo dipende dalla zona in cui sono e dal popolo che invase e prese possesso di quella parte della città.
Viste tutte insieme, le foto riportate a casa nella memoria della Canon mostrano una città ricca di scorci. Peccato solo che, per mettere insieme quelle trecento foto, io abbia dovuto spararmi una media di 20 km al giorno. A piedi. Dublino non ha la Tube. Ricordatevene. Dublino ha il tram. Ha 2 milioni e 850mila bus. Entrambi ugualmente inutili in una realtà urbana dal centro storico così piccolo.
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Tanto per cominciare, nessuna citta’ irlandese rischiera’ mai di essere troppo “inglese” al punto da mettere a tacere l’orgoglio e la cultura prettamente locali che esplodono dal petto degli irlandesi ogni volta in cui ti parlano del loro Paese. Non succedera’ mai nemmeno nella capitale, martoriata dalla follia delle migliaia di turisti che ne assalgono, sporcano e infestano i marciapiedi giorno e notte. Nemmeno Londra riesce ad essere cosi’ caotica in un feriale. Davvero. Nemmeno a Londra ho visto un simile concentrato di italiani e spagnoli coperti da strati di lana fin sopra la punta dei capelli (uno di quei dettagli che ti fanno ringraziare il signor O’Leahry per averceli fatti finire tutti in mezzo ai piedi, insomma).
Quando parli con un dublinese “born & bred” ti basta menzionare il fatto di vivere in Inghilterra per farlo partire in un tour mentale sui posti da vedere, sui pub in cui mangiare, sugli angoli da non perdere.
A differenza di Manchester, i pochi dublinesi incontrati nel caos onnipresente delle strade hanno dimostrato di avere qualcosa di cui i loro dirimpettai in Albione mancano: cultura. Gli inglesi sono conservatori e cercano, quando possibile, di preservare il loro patrimonio storico e culturale (fino agli eccessi, tipo i rubinetti separati…), ma da nessuna parte tranne in qualche villaggio sperduto dello Yorkshire o del Sussex ho trovato un simile affetto verso le proprie radici come quello mostrato da quei signori incontrati a Dublino. Di sicuro non ne ho notato a Londra, per non parlare di Manchester. Deformazione della metropoli? Della grande città? Perché, Dublino cos’è?
Quando a Manchester ti ritrovi a dover raccontare tu, immigrata italiana, gli aneddoti sulla nascita dei vicoli di Ancoats ad un locale, capisci che la sola storia che il popolino di Manchester conosce è quella della fabbrica della Holt.
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A Dublino, invece, questo non succede. Dublino e’ esattamente l’opposto della città in cui vivo io. Forse perche’ Dublino, a differenza di Manchester, non è stata concepita sin dagli albori come città industriale in cui lavorare (ma che dire, allora, dell’ariosa Liverpool?). Forse perché anche Dublino, come Londra, ha avuto la sua dose di ricchezza, storia e nobiltà che ne ha percorso le strade, ne ha costruito gli edifici, abbellito le facciate e rinnovato i monumenti. A cosa servono le facciate neoclassiche in una città soffocata dal fumo delle canne fumarie in cui la gente andava a morire? Non si possono fare paragoni tra Manchester e Dublino, neppure in quei pochi casi in cui Manchester batte la concorrente irlandese – l’architettura di Cross Street a Manchester è molto più coerente e armoniosa di molte vie del centro di Dublino, ad esempio.
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La degustazione alcolica non è inclusa nel prezzo del tour. Un irish coffee, quello vero, pero’, arrivati all’ultima tappa del percorso ci sta da dio. Cosi’ come, con lo zaino in spalla e un’età apparente che ti fa sottoporre all’imbarazzante richiesta della carta d’identità alle casse di Tesco ogni volta che compri una bottiglia di Kopparberg, ci sta bene un tour per i corridoi del Trinity College, mescolata in mezzo agli studenti in delirio lungo i tunnel claustrofobici e le scale soffocanti del dipartimento di Arte & Letteratura straniera, tecnica già’ sperimentata con successo alla Goldsmiths University di Londra nel 2008.
Le aule ottocentesche e gli affreschi dei dipartimenti di Lettere e DAMS a Bologna, però, sia il Trinity College che la Goldsmiths se li sognano.
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Tornerei a Dublino, visto che da Manchester sono appena 50 minuti di volo? No. Pero’ Dublino mi ha aiutata a capire che quel Paese, che insieme all’Inghilterra mi ha sempre affascinata, merita di essere visitato e di essere scoperto nei suoi angoli piu’ remoti e che non hanno niente a che vedere con realtà’ turistiche e commerciali come la sua capitale. Prossima tappa: Connemara.