impara l’arte e mettila da parte
Diciamolo subito: un film sui lupi mannari che inizia con l’inquadratura della luna piena e “Blue Moon” come musica di sottofondo e’ gia’ graranzia di figata. Se poi aggiungiamo che la prima battuta la fa un pastore incontrato dai due protagonisti lungo la strada dicendo loro “in bocca al lupo”, ecco, io mi entusiasmo. Sembra assurdo ma per trovare un buon film sulla licantropia bisogna andare indietro di trent’anni. E sembra ancora piu’ assurdo che la piu’ bella metamorfosi da uomo a lupo finora vista sullo schermo sia stata fatta, anche lei, trent’anni fa. Non c’e’ computer grafica che tenga, artigianalita’ e animatronics, se ben realizzate, sono ancor oggi assolutamente efficaci. Ma “American werewolf in London” non e’ solo questo. E’ un film di una semplicita’ disarmante nel suo plot narrativo, ma, forse proprio per questo, funziona a meraviglia. E funziona anche perche’ e’ chiaro, sin dai primi minuti, che e’ un film che non si vuole prendere sul serio. C’e’ un ironia di fondo che permane per tutta la visione ed a volte sfocia in situazioni a dir poco esilaranti. Il protagonista nudo con il cappottino rubato alla vecchietta di turno e’ una scena memorabile ; cosi’ come lo scambio di battute nel cinema porno. Insomma una goduria per gli occhi e per le orecchie, a suo tempo definito troppo spaventoso per far ridere e troppo ironico per spaventare. Perfettta alchimia di personaggi, tempi e luoghi, divertente, irriverente assolutamente sublime.