Il mandala è una rappresentazione visiva dell’universo esteriore e interiore, che viene utilizzata come supporto alla meditazione. In pratica è un “grafico” delle energie sottili e può essere realizzato con tecniche diverse: pittura su seta, scultura, perfino architettura (il celebre Borobudur di Giava, in Indonesia, visto dall’alto appare un mandala). Contiene la figura di un Buddha che rappresenta un’energia psichica, evocata nella propria mente dal meditante.
Il mandala di sabbia però ha un significato in più: l’impermanenza, che è la legge di tutte le cose. Infatti per giorni e giorni i monaci-artisti “disegnano” il mandala utilizzando finissime sabbie colorate e quando hanno terminato il loro capolavoro – perché di questo si tratta – recitano un mantra e lo distruggono. Perché? Per insegnare a superare l’attaccamento alle proprie realizzazioni, e quindi al proprio “ego”.
Dal carcere di Bollate, una bella lezione per tutti noi.
(Quella che avete letto qui sopra è la mia rubrica MilleOrienti pubblicata sul mensile Yoga Journal in edicola).