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“Un matrimonio tardivo”

Da Cinemaleo

2001: Hatuna mehuheret di Dover Koshashvili

“Un matrimonio tardivo”
“Un matrimonio tardivo”

Un film che a più di un critico ha fatto dire che “con il suo retrogusto sarcastico ricorda il periodo d’oro della commedia all’italiana”.

 

Siamo ad Haifa (Israele). Un’intera famiglia si adopera perché il figlio trentunenne sposi una brava ragazza ebrea e interrompa la relazione con una marocchina divorziata (e che inoltre ha già una bambina ed è più grande di lui).

Il conflitto etnico è appena accennato, come anche il contrasto tradizione-modernità. Ciò che maggiormente sembra interessare al regista (qui alla sua prima opera) è delineare un quadro piuttosto negativo di un certo strato sociale (la borghesia) mettendone in luce l’ipocrisia, il perbenismo, la sostanziale mancanza di coraggio. Il risultato è un film, ha scritto giustamente Sergio Di Lino, “dalla doppia anima, in cui commedia (con sottofondo drammatico) e dramma (con venature comiche) vanno a braccetto”, una commedia agrodolce dove alla fine l’amaro prevale: contrariamente alle previsioni il film non termina con il classico happy-end tipico delle commedie.

Un matrimonio tardivo di Dover Koshashvili (vincitore di vari premi, presentato al Festival di Cannes nel 2001 e solo due anni dopo distribuito nelle nostre sale) si caratterizza per i toni surreali dell’intera vicenda e per i modi caricaturali con cui molti personaggi ci vengono presentati. Uno spaccato interessante di un Paese di cui tutti parliamo ma che in effetti conosciamo poco nella sua varietà e complessità: qui abbiamo il ritratto (grottesco, apparentemente umoristico ma sostanzialmente triste) di una benestante famiglia di ebrei di origine georgiana (sembra che la comunità georgiana sia la meno integrata nella società israeliana) affatto disposta ad abbandonate i propri principi e le proprie consuetudini.

“Un matrimonio tardivo”

Da sottolineare che il film si caratterizza per la quasi totale assenza di musica, per le inquadrature quasi sempre fisse e per la più lunga sequenza erotica mai vista sullo schermo (credibile, divertente, ottimamente realizzata… ma talmente lunga che rischia di provocare fastidio).

Un matrimonio tardivo vale la visione: desta la nostra attenzione per l’argomento svolto in maniera insolita, per l’encomiabile prestazione dell’intero cast, per l’idea foriera di discussione (scaturisce naturalmente da quanto vediamo) della famiglia come trappola mortale.

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