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Un mese di Netflix

Creato il 09 dicembre 2015 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

funny-Netflix-Facebook-comment.jpgO Neftix come lo chiama Anacleto.

Torno dopo quasi sei mesi (sic! Alla faccia dei buoni propositi fatti a inizio anno) a parlare di un servizio arcinoto e arciconosciuto (a riprova dell’inutilità del post) sbarcato in Italia a fine ottobre. In realtà mi è venuta voglia di scrivere perché ho un computer nuovo che non mi fa bestemmiare e quindi scrivo anche più volentieri. Sembra una scemenza ma in questi tre giorni di PC ho fatto più cose che non nello scorso mese.

Comunque, Netflix dicevamo. Menziono Anacleto perché in realtà è stato lui a insistere. Io ero certamente curiosa ma lui di più. Domani scade il mese gratis, fosse per me mi fermerei qui, ma lui vuole rinnovarlo per “correttezza”, perché insomma gli pare brutto usare un mese gratis, gli sembra di approfittarsene. Giusto per ribadire le estreme differenze caratteriali tra me e lui.

Io non è che non lo voglio rinnovare perché mi sono trovata male eh. Ma ne parlerò alla fine. La prima cosa che colpisce è l’esagerata comodità del servizio. La possibilità di avere una videoteca di discrete dimensioni a portata di mano a qualunque ora del giorno ad un prezzo onesto è eccezionale. Così come è eccezionale la facilità con cui ci si abbona e con cui si disdice l’abbonamento, basta un click ed è vero. Tempo fa ho avuto l’ardire di voler provare il famigerato cubovision della Tim, un secondo per attivarlo, 7 mesi dalla restituzione (fatta secondo i crismi di legge) per riavere i soldi. Ecco perché ad esempio non approfitterei mai di pacchetti offerti dalla Vodafone o dalla TIM, per risparmiare 2 euro, 3 euro, ti vai ad impelagare con società che hanno una burocrazia interna insostenibile e incomprensibile nel 2015.

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Un piccolissimo tasto dolente è la gestione del catalogo, il fatto che non ci sia un elenco della roba che c’è (bisogna affidarsi a siti esterni) mi indispone. L’app android non è fatta male, ma non mi piace il discorso dei suggerimenti, anche se il dialogo con la chromecast funziona bene. L’app della smart tv Samsung invece è orribile e basta e non ci sono altre parole per descriverla.

Il tasto vero e proprio dolente è appunto il catalogo di discrete dimensioni. Certo, io ho gusti particolari e forse non faccio testo. Ho approfittato di questo mese per recuperare Battlestar Galactica (presente sul catalogo italiano e non in quello americano, ma anche di questo ne parlerò poi) e qualche film ma per il resto nulla. La sezione dei documentari invece è abbastanza ricca e Anacleto se li sta vedendo tutti, a me non interessano perché ho un rapporto difficile con la crudeltà della natura. Certo, costa 10€, poco, ma non significa niente. Perché pagare, anche se poco, per un servizio che non soddisfa e che si reputa insufficiente? Sì va bene, avete ragione, so cosa state pensando. I diritti d’autore, uno con poco ha la possibilità di fare la propria parte invece di continuare a sguazzare nell’illegalità. E avete ragione, che vi devo dire. Ma non per questo non ho il diritto di lamentarmi del fatto che nel catalogo c’è pochissima roba di mio gradimento.

Diverso il discorso del catalogo americano. Se uno ha la possibilità e le abilità di vedere quello (non mi soffermo sulla legalità della cosa perché non so una mazza) allora le cose cambiano e allora sì che i soldi li spenderei volentieri. C’è tantissima roba, tantissime serie tv che vorrei recuperare ed è davvero comodo maratonarle con Netflix.  Le beghe dei diritti d’autore sono ciò che limita Netflix. Se fosse possibile accedere facilmente (quindi non valgono proposte del tipo devi fare una vpn cambiando i dns del router della brum del mmm ha un pss nella mmm) ad un catalogo “mondiale”, lì starebbe il salto di qualità del servizio di streaming, quantomeno per chi vive fuori dagli USA. Adesso, per me, così com’è è, salvo il discorso dei diritti d’autore (AVETE RAGIONE!!!), non è che ne valga proprio la pena.



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