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Circa un mese fa, poche ore dopo l'esame di stato, buttavo giù 2 righe sul mio cellulare nel viaggio verso la stazione del treno.Brescia, 10 febbraio 2010
Cerco la musica più triste che ho sull'Ipod mentre aspetto il pullman alla fermata sotto casa. Non so dire se per l'ultima volta. So che oggi è stata la giornata dei baci, degli abbracci, dei "mi raccomando, continuiamo a sentirci", tanto sinceri quanto improbabili. Non so cosa voglia o cosa mi aspetti. O forse si. So che avrei voglia di sentirmi come uno che ha lasciato una traccia da qualche parte, un senso di vuoto che tanti avvertano ma nessuno comprenda. Voglio che qualcuno si chieda che cosa si sta dimenticando quando il telefono non squillerà la sera del cinema, o che si senta triste quando gli sembra che il pranzo sia un pizzico più piatto. Voglio che qualcuno pensi "che silenzio", senza sapere nemmeno il perché.
Primavera, qualche mese fa. Me ne sto a studiare in camera, distraendomi a tratti a guardare le montagne fuori dalla finestra aperta. All'improvviso un gruppetto d'uccellini comincia a svolazzare avanti e indietro scendendo fin sul pelo dell'acqua della roggia che scorre a qualche metro dal mio letto. Lo fanno 1,2,3.. 6 volte. Ricordo di aver pensato: questo posto mi mancherà.
Lo scossone del solito svogliato autista bresciano mi risveglia dai miei pensieri. La "filo" è arrivata in stazione.Si torna a casa.
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