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Quando si legge il vangelo, è difficile accettare di non capire, di manifestare un senso di abitudine nei confronti della "solita" versione, e attualizzare episodi surreali come la trasfigurazione. Ma è molto bello (non è vero che crea confusione e insicurezza) accogliere la novità del vangelo attraverso le risonanze di ciascuno, parole dette e non dette. Accogliere la stanchezza dopo una giornata di lavoro, i ragionamenti astratti che chiedono una stretta di mano e un abbraccio per essere completi, la fatica di credere in un cammino quotidiano, semplice, costante, piuttosto che in un'esperienza idilliaca ma isolata, troppo emozionante da farci perdere il contatto con la realtà.
Mettiamoci nei panni dell'autore di questo testo: da una parte vuole presentare Gesù come messia, dall'altra però come un messia diverso da quello profetato nell'AT. Ci è riuscito? Non capita anche a noi di voler evidenziare l'umanità di Gesù senza nulla togliere al valore divino del suo messaggio? Non siamo mica eretici!
Prima di parlare, ascolta!
Gesù si trasfigura davanti agli occhi di un Pietro testardo e dei "figli del tuono" Giacomo e Giovanni. Si svela nella sua vera identità, si mostra per quello che realmente è, aldilà delle apparenze, delle aspettative, dei giudizi della mentalità dominante. Non è la reincarnazione di Mosè o di Elia, nè la manifestazione dell'ideologia farisaica, nè l'evento stratosferico.
Per capire chi è Gesù occorre semplicemente lasciarlo parlare e ascoltarlo.
La nube, segno della presenza di Dio, invita all'ascolto di Gesù. Noi possiamo conoscere Gesù attraverso la lettura meditata dei vangeli,lo studio biblico capace di confrontarsi con diverse interpretazioni, l'ascolto dello Spirito e della Storia. Gesù è "Figlio di Dio" cioè simile a Dio, colui che ci mostra un volto di Dio più veritiero possibile, un Dio cioè che "esalta gli umili e abbassa i superbi", che non usa violenza nè si impone, che rende le persone libere, che chiama "figli" coloro che si affidano a Lui.
Mi è così scandaloso un Gesù così?
Ma l'episodio della trasfigurazione va addirittura oltre lo stesso Gesù e riguarda ciascuno: per andare aldilà dell'apparenza ed arrivare alla sostanza, occorre prima di tutto ascoltare se stessi, gli altri, i fatti. Davvero semplice!
Come gestire i conflitti
Ogni guarigione per Gesù non è mai fine a se stessa, ma è il linguaggio letterario usato dall'evangelista per trasmettere un messaggio importante. Il ragazzo epilettico, che passa dal fuoco all'acqua, o semplicemente lunatico, rappresenta ogni persona ma anche ogni comunità schizofrenica. Probabilmente la comunità di Matteo viveva una situazione di divisione al suo interno, di confusione, per il fatto di passare continuamente da Mosè a Gesù, come un'altalena. Come si fa ad essere ebrei cristiani? Panico...
Ma la questione centrale di questo episodio sembra essere l'incapacità dei discepoli nel gestire i conflitti. Per quale ragione? Per poca fiducia-fede in se stessi, ma anche per le aspettative troppo alte in un messia onnipotente.
Il contrario della fede non è l'ateismo, ma la paura. Chi riconosce le proprie paure è già a metà strada. Le nostre paure: "paura di non essere all'altezza, paura di allontanarsi da Dio, paura di perdere il contatto, paura del giudizio degli altri, paura che il cuore si arresti, paura di non farcela, ecc..."
Figli e non sudditi
Aldilà della storicità improbabile dell'episodio (Gesù si trova a Cafarnao e a Cafarnao non esistevano punti per la riscossione del didramma, la tassa per il Tempio di Gerusalemme) il senso è molto profondo. Gesù ci presenta un Dio nei confronti del quale ci dobbiamo sentire figli e non sudditi. In una società dominata da Stato (occupazione romana) e Tempio (occupazione casta sacerdotale), l'appartenenza al Regno di Dio si fonda su criteri radicalmente diversi. Il senso di appartenenza non si basa su denaro, tasse, timbri (crocifissi, messe, sacramenti, apparizioni, ...) ma su uno stile di vita improntato sul messaggio di Gesù.
Certo anche i sensi hanno bisogno di essere stimolati, gli occhi hanno bisogno di guardare, ma l'immagine è solo uno strumento per portare la nostra attenzione molto più in là, come il pane dovrebbe portarci alla condivisione fraterna e non all'adorazione del pane in sè dentro un ostensorio!
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