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Un ministero per Goldrake 35 anni dopo – una breve analisi dell’articolo dell’onorevole compagno Silverio Corvisieri

Creato il 08 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Goldrakecronologia0007di Rina Brundu. Chi è Silverio Corvisieri? Secondo Wikipedia “è un giornalista, storico e politico italiano” nato nel 1938. “È stato uno dei leader della sinistra comunista: militante del PCI, della IV Internazionale, di Avanguardia Operaia e di Rifondazione Comunista”. Questi alcuni dei suoi incarichi parlamentari:
  • Componente della Commissione Affari Costituzionali (VII Leg.)
  • Componente della Commissione Interni (VII Leg.)
  • Componente della Commissione Trasporti (VII Leg.)
  • Componente della Commissione Vigilanza Servizi Radiotelevisivi (VII Leg.)
  • Componente della Commissione Interni (VIII Leg.)
  • Componente della Commissione Esteri (IX Leg.)
  • Componente della Commissione Difesa (VIII-IX Leg.)

Purtroppo però a dispetto della formazione, “dell’impegno”, dei molti incarichi avuti, Silvio Corvisieri è suo malgrado passato alla “nostra Storia” in quanto autore dell’articolo “Un ministero per Goldrake”, un pezzo apparso tra i commenti del quotidiano “La Repubblica” di domenica 7 – lunedì 8 gennaio 1979. È in questo suo scritto, infatti, che il compagno Corvisieri – sull’onda del grande successo di Goldrake, il cartone animato creato dal maestro Go Nagai e trasmesso dalla RAI nel 1978 – discuteva di una possibile messa al bando delle produzioni animate internazionali causa il loro disvalore didattico-pedagogico aggiunto.

Nel gennaio 1979 avevo 10 anni ed ero sicuramente uno dei “Milioni e milioni di bambini italiani” di cui scrive Corvisieri nel suo ispirato incipit e (che) “in queste settimane sono letteralmente rapiti dall’entusiasmo per Goldrake, il grande protagonista televisivo della fantascienza giapponese che è insieme uomo, moderno samurai e ultrapotente macchina di guerra spaziale”. Insomma non avrei avuto né tempo né voglia per studiare questo suo pur mitico pezzo che – confesso l’imperdonabile mancanza – ho letto soltanto oggi, 35 anni dopo.

Trentacinque anni che forse erano comunque necessari per apprezzare al meglio anche il secondo paragrafo di questo straordinario “commento”. Scrive l’Onorevole Corvisieri: “La popolarità dell’inno scelto per la presentazione del programma è enorme: lo conoscono e lo cantano, spesso in coro nelle aule scolastiche, tutti o quasi tutti i bambini dai 4 ai 10 anni. Ho visto un ragazzino cantarlo con grande fierezza e quasi con le lacrime agli occhi”.

Mi colpiscono, nel minimo campo semantico che riesco ad inviduare – le parole “inno” e “fierezza”. Una terminologia degna del politichese che proprio in quella seconda parte degli anni settanta andava affilando le armi dialettiche per procurare lo sfascio di Sistema che sarebbe venuto poi. Noi ragazzi degli anni ’80 avremmo semplicemente parlato di “sigla televisiva” ma quella parola, dato il contesto, non sarebbe suonata cool, radical chic, impegnata-abbastanza. Il mood aulico è quindi settato, l’affondo scritturale è pure dietro l’angolo ed è delegato agli avverbi che Corvisieri usa alla stregua delle “lame rotanti” e “dell’alabarda spaziale” dell’inossidabile robot giapponese: “Goldrake deve sempre affrontare qualche nemico spaziale estremamente malvagio, che vuole invadere o distruggere la terra e l’umana civiltà orrendamente tecnologizzata”. Insomma, sembrerebbe proprio che un estremamente e un orrendamente, non si negavano a nessuno neppure tra le pagine del gettonatissimo quotidiano scalfariano, alla facciaccia di Montanelli che si innervosiva se notava anche un solo aggettivo di troppo. E alla facciaccia dei consigli di editing dello Stephen King di “On Writing” che a quei tempi era solo uno “scribacchino” qualunque e a “Repubblica” non sarebbe stato assunto nemmeno come galoppino.

Gli statement successivi sono pure “impportanti”: “In ogni caso – scrive Corvisieri – si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l’orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del “diverso” (chi viene da altri pianeti è sempre un nemico odioso…)”. Le domande diventano pregnanti, incalzanti: “Quali effetti hanno programmi come questo sui fratellini minori dei ragazzi del “cioè”? Voglio dire, cantare in coro canzoni piene di parole per loro incomprensibili come “cibernetica” li aiuterà ad avere un linguaggio e una struttura di pensiero più ricchi e maturi? Questa propaganda straordinariamente efficace di tutte le vecchie idee del vecchio mondo quali segni lascerà? In quale modo un genitore può fronteggiare con i poveri mezzi delle sue parole la furia di Goldrake?”.

L’autore non tralascia neppure di esplicitare la causa di tanta preoccupazione didattica e simil filosofica: “Mi sono posto queste domande come padre, oltre che come parlamentare della Commissione di indirizzo e di vigilanza sulla Rai.”. Certo questo spiega tanto, specialmente alla luce di quanto sta accadendo in RAI oggidì. Ma quando tu – lettore dell’era digitale annoiatissimo – non te l’aspetti più ecco la perla: “…mai come in questa occasione ho potuto constatare l’enorme distanza tra l’attività che la Commissione svolge e i problemi più seri che la televisione pone. I temi che dominano i lavori della Commissione sono in teoria quelli giusti, ma vengono trattati in un modo ultra-astratto. Basta riflettere sulle ore e ore di discussione per arrivare a definire i concetti di pluralismo e di completezza dell’informazione, o le vivaci lotte per la suddivisione delle tribune politiche…”. Mitico!

La ciliegina sulla torta arriva invece con l’immancabile filippica di facciata ma quanto mai anticipatrice della nostra funesta attualità: “Quando ci si renderà conto, soprattutto a sinistra (???), che i pezzetti di tribuna politica, peraltro necessari, e i polivalenti documenti sugli “indirizzi generali” non scalfiscono minimamente la realtà della Rai? La questione è molto seria e investe un nodo decisivo della legge di riforma del 1975. Il Parlamento volle, allora, togliere dalle mani del potere esecutivo la vigilanza sulla Rai per trasferirla alle assemblee elettive e, per questa via, garantire una forma di controllo democratico e basato sulla partecipazione anche delle opposizioni. A che punto siamo? Sono da tempo convinto che, nonostante la buona volontà di pochi, né la Commissione parlamentare né il consiglio aziendale riescono a far fronte ai compiti fissati dalla legge”.

Eventually, dopo essersi chiesto se la RAI faccia davvero bene a delegare l’educazione dei nostri figli “alle multinazionali americane e giapponesi”, l’onorevole Corvisieri chiude quasi serafico “Non voglio esagerare l’influenza della televisione sui nostri comportamenti quotidiani, ma mi sembra ancora più eccessivo far finta di nulla, come oggi accade”.

Avendo finalmente assolto al mio compito di lettrice, voglio innanzitutto rassicurare l’onorevole autore che trentacinque anni dopo la proposizione nero su bianco di cotanta cogitazione “impegnata” sul radicalchichissimo giornale del dottor Scalfari, e trentacinque anni dopo infiniti episodi di una creazione artistica (perché questo è Goldrake), che per qualità estetica complessiva, capacità di visione, per avere saputo modellare e dare la “sveglia” ad una intera generazione (per inciso la generazione che cross-border ha digitalizzato il mondo e lo ha modificato a sua immagine e somiglianza), rappresenta qualcosa di veramente straordinario, non c’é stato mai un minuto della mia esistenza in cui abbia pensato di citare in giudizio il maestro Go Nagai per danni intellettuali. Direi che è piuttosto il contrario non riuscendo ad immaginare un’infanzia più colorata di quella che ho avuto per infiniti motivi e sicuramente anche per merito di Goldrake. È indubbio infatti che alcune delle più ispirate creazioni giapponesi siano state le nostre favole dei Grimm e dunque a quelle io e “milioni e milioni di bambini” guardiamo con l’affetto riconoscente che è dovuto ad una tal eccezionale “tata”.

Dulcis in fundo, credo di essere perfettamente giustificata se scrivo che l’onorevole Corvisieri – lungi dal preoccuparsi dei funesti effetti della Goldrake mania imperante in RAI e fuori – meglio avrebbe fatto a preoccuparsi di tutto il resto che stavo accadendo proprio in quel momento…. in RAI e fuori. Chissà che quei “milioni e milioni di bambini” che, con grandissimo zelo scritturale, tentava di proteggere dai nefasti influssi di Vega non ne avessero tratto maggior vantaggio una volta diventati adulti e padri e madri a loro volta.

Morale politica? Mentre la mia generazione era impegnata a guardare i cartoni la generazione dell’onorevole Corvisieri (e non solo la sua) era impegnata a fottersi il Paese. Detto altrimenti: giù le mani da GOLDRAKE, ora come allora, ‘cause old sins cast long shadows!

Featured image, articoli di giornale degli anni 70.

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Nota: nonostante l’indubbio valore per i collezionisti e nonostante il piacere di riascoltare la mitica voce di quell’eroe byroniano che è Actarus, forse sarebbe il caso – allo scopo di preservare intatto il mito di Goldrake – di limitare il “detto” nelle interviste come quella che segue…. just my opinion!


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