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Un mite inverno sudafricano. Ke Nako.* - 5ª parte –

Creato il 20 giugno 2010 da Danilo Baccarani @dumbbac
Compendio semiserio alla conoscenza della città di Johannesburg e del popolo sudafricano.
Jozi, 17-18-19 giugno
Il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo.
Josè Saramago
IBC, Soccer city.
Dannata elettricità statica. Non si può toccare nulla senza prendere la scossa e per tutto il giorno si è costretti a convivere con questo fastidioso inconveniente.
Mettiamoci anche che l’IBC è un unico tappeto di moquette e il gioco è fatto. L’IBC di Johannesburg è una vera e propria città. Puoi trovare la banca, la posta, la lavanderia, l’edicola, il negozio di telefonia, i ristoranti, il negozio di souvenir…c’è il cinema in 3d dove poter vedere le partite…insomma…c’è un po’ di tutto.
C’è anche African Plaza, dove al sole ricarico le pile nella cortissima pausa pranzo.
Chi va…
C’è chi parte come “il mio amico francese”, con il quale ho avuto la “fortuna” di lavorare nella realizzazione di questo progetto.
Dopo solo dodici giorni di mondiale. Credo che a breve lo raggiungeranno, spocchia compresa, i suoi “eroi” in divisa bleu.
Galletti alla messicana recitava il menù di qualche sera fa, mentre il Messico demoliva la Francia e “il mio amico francese” abbozzava timide speranze di qualificazione.
Non rimpiangerò l’assenza di entrambi.
Non amo la scorrettezza. Non amo la falsità. Non mi piace lavorare male. Non mi piace l’incompetenza.
Di tutto questo, non potrò sentire la mancanza.
Un amico l’altro ieri mi ha detto: “Deve essere difficile relazionarsi con un imbecille.”
Mai parole furono più adeguate.

…e chi resta

Restano i nostri tattici. Al secolo DK e FF. Entrambi ex giocatori con carriere di discreto livello: un presente da allenatore per il primo e uno da osservatore per il secondo.
Inglese uno, brasiliano l’altro. Due facce di una medaglia.
Il primo è lo stereotipo del calciatore inglese: buona carriera rovinata dagli eccessi, dalla poca voglia di allenarsi e dalla birra. Lui è il classico guascone. Chiodo fisso? Le donne. Ha giocato con Di Canio, con Dorigo, con Gascoigne. Racconta storie iperboliche che finiscono sempre in una camera da letto.
L’altro è un signore di una certa età. Ha giocato con Mazzola, con Altafini, con Pelè. Ha fatto l’osservatore per il Manchester United e ha scoperto talenti mica da ridere. Parla un inglese stentato, mischiato al portoghese, con un’inflessione francese, qualche parola di spagnolo e qualcuna di italiano. Il brasiliano è un signore con la S maiuscola. Modi impeccabili, vive a Parigi, ma è cittadino del mondo: ha giocato ovunque e ha allenato ovunque. Chi è il più forte difensore che l’ha marcato? Josè Santamaria, uruguayano del Real Madrid di Di Stefano e Puskas. Come lui, nessuno.

Un uomo ha bisogno di fare la sua provvista di sogni.

Josè Saramago

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