(c) 2014 weast productions
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A Beirut sei dentro un film. Dove anche le comparse si muovono (e vivono) interpretando un copione da protagoniste. A Beirut è così e basta : tutti sotto le luci della ribalta, in prima fila a rubarsi la parte. Beirut è un interminabile amplesso con la vita. In realtà bastano cinque minuti per essere un campione. Il vanto – lo sbandieramento cronometrico – è affidato a una corsa in macchina, a una sgommata, a un semaforo bevuto col rosso come un superalcolico, oppure a una tirata chenonfiniscepiù a un sigaro metti pure di seconda categoria ma se gli togli l’etichetta chi ti contesta la fumata tarocca ? Beirut è un amplesso con la vita che va avanti anche quando ormai dormono tutti, convinti di essere ancora svegli. Il sogno porta avanti la realtà, e uno più sogna, più c’è per davvero. Beirut è i suoi palazzi gialli con le tende frangisole che dal verde sono passate al grigio. E la Beirut spaziale, ultramondana : una bolla trasparente e accecata di luce dentro la quale ti immergi per ritirare dei soldi al bancomat, e lo fai come se stessi bevendo un mojito al bar che tutti ci fanno la fila per entrarci, roba da ultimo grido, e più occhi hai addosso più godi, si capisce. Nei prossimi giorni Faccia da reporter e Weast TV vi proporranno altri gridi. Altri occhi e altri sguardi da questi occhi. Sommersi. Quelli di quelli che non risultano, che non ci risultano. Siamo qui per preparare un racconto, e siccome siamo a Beirut ci viene da dire – ispirati da questa città – che sarà diverso da tutti quelli che vi siete sentiti raccontare fino ad ora. Daremo alle comparse (quelle vere, quelle che non fanno statistica, quelle che vivono sotto la crosta della vita) un copione da protagoniste.