Bottoni giapponesi del 1600 il primo in. ebano, avorio, strati di madreperla e corniola lavorata a buccia d’ arancia il secondo avorio con strati di madrepera
Facciamo quotidianamente uso del bottone per mantenere insieme i lembi delle nostre camicie o dei nostri cappotti. Ma sicuramente sono pochi quelli che si sono incuriositi dell’evoluzione del bottone attraverso i secoli. Tra questi vi è Giorgio Gallavotti. Nel 1991 espone per la prima volta la collezione di bottoni che aveva cucito prendendoli dal vecchio magazzino del padre.
Dopo diverse mostre private, anche fuori comune, e una voluta dalla amministrazione comunale nel 2001. Il Museo del bottone ha aperto privatamente il 10-05-2008. La collezione conta ora 12.000 bottoni.
Bottone che raffigura Maria Antonietta
Com’è nata la sua passione?
Io e mio padre abbiamo venduto bottoni per tutto il 1900 in un’importante merceria a Santarcangelo.
Lui nel 1920 ha rilevato un vecchio magazzino chiuso da vent’anni ove vi erano bottoni in stile liberty di fine ’800 e dei primi del ’900, il negozio, poi, è stato chiuso nel 2002.
Naturalmente ho giocato coi bottoni sin da bambino. Nel 1980 ho iniziato a creare il Museo del Bottone.
Un’ala del museo
Ha da subito ottenuto un riscontro eccezionale con la sua raccolta, sin dal 1991 la prima mostra. Questo l’ha portata poi ad esporre in modo permanente la sua collezione dal 2008 nel comune di Santarcangelo di Romagna. Come mai crede che la mostra abbia attirato così tanti visitatori?
Ho capito che il bottone, non serviva solo per unire due lembi di stoffa o ad ostentare la moda, ma che vi erano dieci modi di lettura: ostentazione, comunicazione, seduzione, provocazione, con le figure erotiche, del gossip, del contrabbandiere, da lutto, di superstizione e in fine il bottone psicologico e virtuale dei rapporti fra uomini e donne. Il successo deriva dal fatto che noi non facciamo vedere i bottoni, ma raccontiamo i bottoni. Ovvero raccontiamo le storie sociali, politiche, economiche e di costume di cui loro sono i testimoni. Le storie sono quelle della nostra vita della società dal 1600 ai tempi nostri.
In vetro di Boemia 1980
Per catalogare i suoi bottoni, ha dovuto fare delle ricerche. In che ambito si sviluppano?
Le ricerche indubbiamente e soprattutto nell’ ambito della storia sociale, di qualunque tipo ed epoca.
Giorgio Gallavotti all’interno del Museo mentre spiega ai visitatoro
Cos’è per Giorgio Gallavotti un bottone?
Il bottone è la memoria della storia. Era nei palazzi dove si decidevano i destini dei popoli e nelle carceri e dove venivano martoriati i detenuti. Era in grado di raccontare la storia dell’ umanità sotto tutti gli aspetti.
Quando succedevano degli avvenimenti sulla strada, nella società, nel mondo di cui la gente ne parlava e discuteva, c’è stato sempre uno stilista che metteva e mette ancora la simbologia di quell’ avvenimento su un bottone, che diventa una pietra miliare e testimone dell’ evento.
Maiolica tedesca del 1800 con 32 zirconi, smaltata e disegnata a mano.
Ha dei bottoni, tra quelli della sua collezione, a cui è legato particolarmente?
Certamente vi sono dei bottoni a cui si è più affezionati. Ma contrariamente a quello che potrebbe pensare la gente non è un bottone di lusso come quello con la miniatura, pitturata a mano, sotto vetro con un cerchio dorato, montata su ottone con otto zaffiri bianchi e otto rosette di metallo del 1800, ma un bottone del 1970 comperato in un mercatino a lire 100 negli anni 1980. Nel 1970 era finita la guerra fredda ed iniziata la distensione. Su questo bottone vi è la simbologia con la scritta Usa ed i grattacieli
( NewYork – l’America) e la scritta CCCP ed il Cremlino ( Mosca – la Russia ).
La simbologia è un grande messaggio di pace e di fratellanza fra i popoli. La pace nel mondo deve essere l’ obbiettivo di tutta l’umanità.
La distensione nel mondo anni 1970
Il bottone, può ancora oggi essere un elemento distintivo oltre che decorativo?
Il bottone è funzionale quando serve per unire due lembi di stoffa o di ostentazione quando si vuole far notare la ricchezza.
Sono convinto che se nel 2008 non ci fosse stata la crisi mondiale economica pian piano il bottone sarebbe diventato molto importante e gli stilisti si sarebbero orientati non tanto su un bottone per allacciare, ma più per essere notato come ostentazione di ricchezza e qualcuno avrebbe osato con i diamanti. Il bottone funzionale ha ormai perso la sua funzione perché nel secondo millennio le donne non vogliono essere più abbottonate.
Giorgio Gallavotti all’entrata de “Il Museo del Bottone”, dove illustra il lavoro ad un gruppo prima di farli entrare
DOVE SI TROVA
Museo del Bottone
via Della Costa,11
47822 Santarcangelo di Romagna (RN)
Ingresso e guida gratuita
LINK
http://www.facebook.com/MuseoDelBottone
http://ibottonialmuseo.blogspot.it/
Visita Museo : 339 3483150339 3483150
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