All’interno della produzione poetica di Dimitri Ruggeri svetta quella che è stata definita a ragione poesia di reportage. Quando si parla di poesia di reportage non bisogna cadere nell’errore di assimilarla alla ben più nota poesia di viaggio.
Sebbene, infatti, i due generi abbiano in comune l’ambientazione geografica, in cui i versi vengono concepiti o composti, diversa rispetto ai luoghi della vita quotidiana, la poesia di reportage presenta dei tratti peculiari che la differenziano dalla poesia di viaggio. Prima di incontrare la poesia di Dimitri Ruggeri, non avevo mai letto o ascoltato la definizione “poesia di reportage” e mi sono presto resa conto che non era una mia mancanza, poiché le mie successive ricerche non mi hanno condotto ad alcun poeta prima di Dimitri che si sia dedicato ad una poesia degna di una simile denominazione.
Sarà opportuno, pertanto esporre brevemente in cosa consiste la poesia di reportage. Innanzitutto, essa persegue le medesime finalità del giornalismo, inteso come un servizio sociale per la collettività e strumento alternativo di informazione; in secondo luogo, è legata all’azione-reazione nei confronti di una realtà oggettiva che lascia tuttavia spazio al mondo interiore e metafisico, vissuto come uno scatto fotografico; è importante sottolineare, infine, che è estranea a qualsiasi tematica o impegno politico.
Volendo individuare il periodo in cui prende forma il genere della poesia di reportage nell’ambito della produzione letteraria di Dimitri Ruggeri, si deve prendere le mosse dal dicembre-gennaio 2007/2008, ossia nell’arco di tempo in cui l’autore era impegnato nel progetto “Media education for peace” (realizzato da Onlus S.C.I Italia, Onlus C.R.I.C. e TheBlogTV), che fu sviluppato concretamente nel Sud del Libano (più precisamente nei villaggi di Ayta Ashaab, Dibil, Bint Jubayl, Srifa) e nel campo profughi palestinese Burj Shamali, con le finalità di fornire ai partecipanti locali la capacità di servirsi delle piattaforme blog riguardo ai temi dell’uso dei Media e dell’effetto della guerra sull’ambiente.
Considerata l’importanza che tale progetto ha rivestito nella genesi del genere “poesia di reportage”- la quale, come detto sopra, si può senz’altro affermare che assume contorni propri e definiti proprio nell’opera di Dimitri Ruggeri – vale la pena di spendere qualche parola sulle modalità in cui esso si dispiegava sul territorio: i laboratori, gestiti dai volontari, miravano a far acquisire ai ragazzi (compresi tra i 15 e 24 anni) competenze relative agli strumenti video-fotografici, in vista di un uso di questi nei blog; in tal modo-si pensava rettamente- i giovani avrebbero potuto produrre informazione attiva sulla loro condizione, ricorrendo unicamente alla viralità del web, senza essere filtrati da altri mezzi informativi.
Veniamo ora al tema principale del presente articolo, ossia alla proposta poetica di Dimitri Ruggeri. Essa si genera dall’interno del progetto, o meglio dal felice incontro di una necessità pratica-quella di comunicare l’andamento e i risultati del progetto sul web, mediante post e articoli, nonché foto e video- con l’inclinazione naturale di Dimitri Ruggeri a servirsi del verbo poetico come strumento di comunicazione.
La poesia recupera così la sua originaria funzione pratica di umile, e al contempo nobile, servitrice delle necessità umane. Si può quindi affermare che la poesia di reportage nasce in Libano e suo padre è Dimitri Ruggeri. Anche la madre in questo caso è certa e va sicuramente individuata nelle difficoltà di un territorio funestato dalla guerra e dai mali che a questa si accompagnano. Tuttavia, se il luogo di nascita è il Libano, quindi un luogo altro rispetto alla quotidianità e alla vita vissuta del poeta, la terra che accoglie e nutre, facendola crescere, la poesia di reportage è la terra stessa del poeta: nell’aprile 2008, infatti, essa ha acquisito una forma più definita, strutturandosi in un progetto poematico, denominato Carnem Levare, il cammino da cui in seguito è stato tratto anche un film omonimo basato su alcune poesie di reportage.
Il merito di aver dato un nome alla modalità poetica elaborata da Dimitri Ruggeri spetta al critico e saggista Vittoriano Esposito che presto coniò la definizione di poesia di reportage (per la quale vd. Carnem Levare, il cammino, pp. 85-86 ); essa è stata in seguito oggetto di un’ampia esegesi critica da parte di Bruna Capuzza al termine dello spettacolo teatrale tratto dall’opera Carnem Levare, il cammino mandato in scena nel2012 in occasione della XXXIV Giornata commemorativa della morte di Ignazio Silone a cura del Centro Studi I. Silone di Pescina (AQ).
La cifra caratteristica dello stile poetico di Dimitri Ruggeri consiste certamente nell’efficacia del lessico che, privo di qualsiasi orpello retorico, diretto ed asciutto, talora crudo, illumina impietosamente anche i lati che il pudore e, spesso, l’ipocrisia della civiltà, vogliono tenere nell’ombra. Tale peculiarità stilistica si conserva, sebbene aperta a toni differenti, e talora più lievi, anche nella sua ultima pubblicazione dal titolo “Il Marinaio di Saigon [et secunda carmina imperfecta]”, del 2013.
Perché il lettore possa avere un saggio della poesia di Dimitri Ruggeri, si pubblicano qui di seguito alcuni testi dell’autore, tratti dalla raccolta Carnem levare: dalla denuncia degli effetti della guerra di resistenza del Libano contro Israele si passa ad un’ode ad una prostituta, dedita alla sua mattanza notturna. Le liriche sono seguite da brevi noti in cui si indica anche il momento in cui sono state concepite e comunicate sul web.
“Il tempo maledetto/ si è fermato,/ tra sposalizi di alabastro e granito./ Scandisce inceppato la lancetta,/ con grumi laccati di sangue./ Fetide anime morte/ esalano morbosi ricordi:/ rovine grigie./ Il cemento ne è coagulato./ Scarpe senza piedi/ camminano su campi minati./ La carne ne è pregna./ Inesplosa.” – “Il tempo maledetto” (2007 – Bint, Libano Sud, macerie di guerra in discarica - Testo edito da “Carnem Levare, il cammino” e postato nel 2007 sul Blog Campolibanosci)Riconoscimenti al Premio Internazionale “Mons Aureus” 2008 e VIII Concorso “Poesie in cammino” dell’Accademia d’Abruzzo
“Le bandiere danzano, quasi fameliche,/ sospese su pozze d’acqua/ che il confine previene.// Fiori di plastica sulle ossa dei martiri/ fanno cantare una bambina rugosa e innocente./ Voce metallica./ (Pigiama, pantofole impregnate, mani lunghe/ che spazzolano foglie lucide e fisse sulle tombe).// Lapidi incolori, squarciate da lacrime/ che in me hai partorito, rivedo da qui/ sulle mie ossa.” – “Al tuo martire” (2007 – Bint, Libano Sud, Cimitero dei martiri - Testo edito da “Carnem Levare, il cammino” e postato nel 2007 sul Blog Campolibanosc.)
“È sempre lì./ Tra il trambusto dei treni e delle macchine che passano./ È sempre lì./ tra secchioni stracolmi di immondizia:/ suo ristoro e nascondiglio. Fasci di luci la illuminano e ti ferma:/ È bella. Come tutte le puttane,/ che trovano lo spiraglio su un Golgota insudiciato/ a procurar piacere./ Inizia la mattanza della sua carne./ Senza ritegno./ È un prezzo silenzioso, non strillato;/ saranno le due o le tre di mattina./ Le forme giunoniche sono nere/ come la pece che imbratta il cielo di notte, / come i camini affumicati nel calore domestico/ delle nostre case./ La polizia, la fuga…/ Dove vai?/ Scompari e riappari./ Miracolata. Ti ho vista ovunque./ Ogni giorno sul calendario/ La sua pelle liscia si mescola alla carta vetrata delle carezze./ Che dire… È solo una puttana.” – “La mattanza della Puttana del MonteCristo” (Testo edito da Carnem Levare, il cammino)
Dimitri Ruggeri è un poeta e scrittore orientato sperimentalmente alla poesia di reportage. Si avvale di diverse forme artistiche espressive per rappresentare la poesia in borghi in disuso e campi agricoli. È autore della trilogia poetica “Parole di grano”, “Carnem Levare, il cammino” (Libro e DVD Film) e “Status d’amore” (Libro e Audiolibro) “Chiodi e Getsemani”e “Il Marinaio di Saigon”. È autore di racconti e reportage ed è stato segnalato in diversi concorsi nazionali di Poesia. Hanno parlato di lui Giovanna Mulas, Vittoriano Esposito, Maurizio Cucchi, Marco Pavoni, Aurora Botticchio, Bruna Capuzza e molti altri.
Written by Beatrice De Fois
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