L'ho già scritto, ma lo ripeto, sono veramente entusiasta di aver preso i 4 volumi dedicati alla Storia della Fotografia di Tom Ang che sono usciti in questi mesi con la rivista National Geographic. Ho leggiucchiato nel tempo altri testi, ma devo ammettere che dopo un po' li ho sempre abbandonati, troppa tecnica e scritti in maniera poco scorrevole. E nella maggior parte dei casi subentrava molto di più il punto di vista del fotografo/a o critico/a, dando molto più spazio a quello che più gli/le interessava e poco al resto, perchè di "resto" ce n'è e anche tanto!In ogni caso, questi invece mi sono piaciuti perchè mi hanno arricchita su molti aspetti che non conoscevo e che magari non avrei mai pensato di approfondire, ha fatto parlare molto le immagini (e questo lo trovo mooolto importante!) e soprattutto tutto di facile lettura. Ha sottolineato alcune cose, ma si è dilungato poco sul resto, lasciando alla persona che legge il compito di approfondire di più, se interessa.
L'aspetto che sicuramente mi ha colpita molto è che affronta molto la tematica della Fotografia d'Arte, non avevo mai letto in un colpo solo così tante cose interessanti riguardo i vari tipi di sperimentazioni.
Alla fine, nei ringraziamenti, c'è scritto che ringrazia molto Cindy Sherman per il sostegno fornito e mi è parso subito chiaro perchè c'era tanto presente la figura del fotografo come artista! :)
Ovviamente non c'è solo la fotografia artistica, ma va a toccare veramente tutti i punti principali della storia fotografica, dalla sua nascita alle foto con l'Iphone dei giorni nostri.
In questo post voglio pubblicare alcune delle foto e delle frasi che mi hanno colpita e che mi fa piacere condividere.
Felice Beato, Danzatrici Giapponesi, 1875 ca.
Fu uno dei maggiori fotografi di viaggio.
Nel 1863 andò a Yokohama, in Giappone, e la sua descrizione di questo paese
è notevole per la sua intima conoscenza della società giapponese, poco nota a quel tempo agli occidentali (vi consiglio di andarne a vedere delle altre, sono meravigliose, e le fotografie sono colorate a mano)
1859 - Le "Carte de Visite" erano dei minuscoli ritratti e consistevano in una
sottile carta stampata di 9x6 cm incollata su una carta un po' più grande e pesante.
La persona in posa indossava i suoi abiti migliori e aveva un atteggiamento regale,
qualsiasi fosse la sua classe sociale. Sostegni come una scrivania o un libro
aggiungevano dignità. Somigliare a una celebrità permetteva quasi di personificarla,
mentre scambiare ritratti con gli amici rafforzava i legami sociali.
Oscar Gustav Rejlander, Le due strade della vita, 1857
Questa foto è un'allegoria fra il vizio e la virtù: un vecchio saggio conduce due giovani sulla scena della vita. Rejlander costruì con meticolosità la scena e fotografò ogni modello e sfondo separatamente. La stampa finale misurava ben 79x41 cm quando ancora non esistevano stampe più grandi di 25x20 cm. Tutti gli aspetti dell'immagine, dall'uso del nudo alle tecniche composite e all'argomento moralistico, furono oggetto di aspri dibattiti.
Etienne- Jules Marey, 1830-1904
Le foto di Marey di piccioni in volo e atleti in azione, eseguite proprio mentre i suoi colleghi
si sforzavano di mantenere immobili i soggetti dei loro ritratti, sono sorprendenti.
"Il mio metodo misura il rapporto fra spazio e tempo, che è l'essenza del moto"
Fotocamera Kodak Brownie, 1902 ca.
Il modello base della Brownie non aveva mirino. Per fare una foto bastava
tenerla all'altezza della vita e premere una leva. Il procedimento
era alla portata anche dei bambini, non a caso il suo nome era quello di un personaggio dei fumetti.
La Kodak portò la fotografia nelle case di tutti e lanciò l'industria fotografica.
Quando uscì la prima volta costava solo un dollaro.
Donne Pioniere
Carine Cadby, L'amaca delle fate, 1908
La fotografa scrisse racconti per bambini e li illustrò con le proprie foto.
La fotografia ebbe uno sviluppo così veloce che non ci fu tempo per i pregiudizi sessisti. Anche se le donne non avevano ancora diritto al voto, le più dotate trovarono nella fotografia professionale un buon ambiente di lavoro alla pari. Tutti convenivano che le fotografe erano dotate di tatto, diplomazia e pazienza necessarie ai fotoritratti. Inoltre le donne si intendevano di moda ed erano in grado di consigliare abiti, pettinature e accessori ai loro clienti.
Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij, Giovani contadine Russe, 1909
Per il suo grande programma (documentare la Russia per insegnare ai bambini la storia dell'impero), Prokudin-Gorskij scelse il metodo Miethe, ciò comportava fare tre esposizioni separate attraverso filtri blu, verde e rosso. Un sostegno faceva scorrere in basso le lastre a ogni esposizione. Quando le immagini positive erano proiettate insieme, producevano una foto sorprendente: luminosa e colorata. Lo zar Nicola II, interessato al progetto, gli concesse un vagone ferroviario organizzato di camera oscura, e il permesso di visitare tutti gli angoli dell'Impero. A gennaio combinazione sono andata a Grasse al Museo Fragonard e c'era un'esposizione dedicata a lui, davvero sorprendente come documentazione e un'emozione incredibile vedere le prime immagini a colori!
Jean-Eugène- Auguste Atget
è famoso per le foto di Parigi, eppure pochi turisti la riconoscerebbero. Atget la esplorò in lungo e in largo, ma ignorò sempre i maggiori luoghi turistici e preferì gli oscuri vicoli e i cortili segreti. Dal 1897 alla sua morte, nel 1927, documentò negozietti fatiscenti, venditori ambulanti e chiese dimenticate. Girò e lavorò senza mai fermarsi, ritraendo con sistematicità statue, parchi e negozi fino a lasciare un'eredità di diecimila negativi.
László Moholy-Nagy
L'artista ungherese, da perfetto membro della Bauhaus, si dedicò a tutte le forme di espressione artistica. Fotografò senza sosta, esplorò idee radicali, astrazioni e movimenti sfruttando l'agilità di fotocamere piccole e pellicole più veloci.
Stimolò studenti e colleghi artisti a giocare, sperimentare, rivalutare ogni forma d'arte. I vecchi dibattiti, sul fatto che fosse arte pittorica o arte in sè e per sè, all'improvviso divennero retorici.
Yevgeny Khaldei, La renna Jasha, 1941
Un renna russa disorientata è fotografata nel pieno di un raid aereo, l'effetto della guerra sugli animali è qui descritto in maniera struggente. La seconda guerra mondiale fu l'evento più documentato di tutti i tempi: dai cittadini ai soldati al fronte, ai reporter professionisti, tutti avevano con sè una fotocamera.
Josef Sudek , Cattedrale di San Vito, 1924
All'interno della sua città natale di Praga, trovò gran parte di ciò di cui aveva bisogno. Evitò la fama e quando il mondo lo scovò, alla fine della vita, si ritirò nella baracca-santuario in cui abitava. Là riscoprì la serenità e la ricchezza nei dettagli quotidiani che aveva sempre cercato. Fu soprannominato il "poeta di Praga" per la sua abilità a catturare l'anima della città.
Stephen Dalton, Crisopide verde, anni '70
Stephen daton lavorò quasi esclusivamente a casa sua e nei boschi circostanti, le sue foto di animali nati per volare sono una combinazione senza pari di dettagli squisiti, illuminazione delicata e sensibile percezione dell'habitat.
Nel 1970 circa scoprì che nessuno aveva fotografato mail il volo degli insetti, decise quindi di "catturarli" in ogni dettaglio nel loro ambiente naturale e preparò l'attrezzatura adatta.
Eugene Richards, Mariella, 1992
Fatta per il libro Cocaine True Cocaine Blue sull'abuso di droghe, questa foto si concentra sul viso disperato della donna mentre si benda il braccio per iniettarsi la droga. Richards, il più letterario dei fotoreporter, crea foto di un'emozione e complessità che sembrano poesie.
"Appena ho iniziato a fotografare i problemi sociali, è diventata la mia battaglia."
Pedro Meyer, Finestra sul cratere meteoritico di Winslow, 1990
Volubile ed estroverso, Meyer punta sui cambiamenti: "Ho sempre messo in discussione tutto: la scuola, l'obbligo di imparare a memoria, l'autorità. Forse è per questo che ho fotografato di tutto" E' un pioniere della fotografia digitale e della produzione multimediale, e riesce ad amalgamare non solo le immagini ma anche l'anima degli spagnoli con quella dei messicani e degli americani, il digitale con l'analogico, il movimento con l'immobilità.
Ce ne sarebbero ancora e ancora da condividere e scrivere, la storia è piena di bravi fotografi e brave fotografe, ognuno con un proprio occhio, una propria sensibilità e moltissime cose da raccontare e documentare. Questi 4 volumi mi hanno sicuramente informata di più su alcune tecniche e aiutata di più a capire quanto tutti, ora, dipendiamo da quei fotografi e quelle fotografe che hanno sperimentato, inventato, creato e diffuso dei linguaggi che ormai sono diventati anche un nostro modo di vedere le cose.L'ultimo appunto lo dedico alle nuove fotografie, alle nuove, ormai, "macchine fotografiche", ovvero i cellulari o per meglio dire , siccome è il migliore a livello qualitativo, l'IPhone. Non posseggo ancora uno dei nuovi cellulari touch, un po' non mi interessano e un po' ho già sia la macchina fotografica che il computer, quindi non mi serve un oggetto tutto incluso, per ora. Ma devo ammettere le strabilianti capacità dell'IPhone, una qualità davvero altissima... ed è diventato ormai a portata di tutti e tutti quindi possono applicarsi e fotografare, anche perchè ognuno ha un suo modo totalmente personale di vedere e quindi ogni immagine è davvero unica. Certo che sono scettica, lo ammetto, però non posso sottovalutare la straordinaria qualità e questo nuovo modo di comunicare. Ci sono sempre state battaglie con la tecnica fotografica, all'inizio erano i pittori ad essere contro, poi ci sono stati i pro-analogici contro i pro-digitali e ora invece ci sono i fotografi con la reflex digitale contro i dilettanti con l'IPhone. La diffusione di immagini andrà avanti, la fotografia cambierà ancora e tutti potranno davvero comunicare tutto ciò che vivranno e condividerlo con tutti nello stesso momento in cui l'immagine è stata creata. E' davvero la fine della fotografia "vera e pura"? Direi di no. Sarà semplicemente un cambiamento che bisognerà accettare e ci sarà un grande aumento di immagini che circoleranno, ma c'è da dire che anche se tutti possono avere le attrezzature più tecnologicamente evolute o applicazioni avanzate per il proprio smartphone, solo una certa fetta di persone riusciranno a porre, come diceva Bresson, sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. E la bellezza sta proprio nel fatto che non bisognerà più essere di famiglia agiata per potersi esprimere o avere grosse quantità di denaro a disposizione per comprarsi le migliori attrezzature, tutti lo potranno fare, sì, anche con un cellulare.
Chissà quante persone alla Vivian Maier circolano e circoleranno in giro per il mondo, perchè i bravi fotografi o fotografe si trovano ovunque, non solo nelle gallerie d'arte o ai primi posti dei concorsi.
Questa foto è stata premiata all' iPhone Photography Awards del 2015
Viaggi, terzo posto
Kathy Kingsbury
ce ne sono di strepitose