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Un’opera d’arte al mese #9 – Fienagione a Éragny

Creato il 31 luglio 2015 da Ilariagoffredo

Buongiorno a tutti,

eccoci con il nuovo appuntamento della rubrica Un’opera d’arte al mese. Con il dipinto di oggi, che ho scelto perché rievoca i lavori estivi nei campi, torniamo all’Impressionismo, la mia corrente artistica preferita.

Titolo del dipinto

Fienagione a Éragny

Artista

Camille Pissarro

Anno di realizzazione

1901

Dimensioni

53 x 64 cm

Tecnica

Olio su tela

Dove si trova

The National Gallery of Canada

Curiosità

Pissarro fu l’unico artista a esporre i suoi dipinti in tutte le mostre impressioniste.

Il dipinto

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Nel 1884 Pissarro e la sua famiglia si trasferirono nei luoghi raffigurati in Fienagione a Éragny, sulle rive dell’Epte, un affluente della Senna. Quella zona si rivelò perfetta per catturare le bellissime scene di vita idilliaca campestre. Fu qui che il pittore visse fino alla fine dei suoi giorni.

L’artista

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Camille Pissarro (Saint-Thomas, Isole Vergini 1830 – Parigi 1903) fu un pittore impressionista francese originario delle Antille. A Parigi, dove studiò, entrò in contatto con il paesaggista Camille Corot e strinse amicizia con Monet, Renoir e Cézanne. Nel 1863, in rottura con l’accademismo ufficiale, espose al Salon des refusées a fianco di Jongkind, Manet e Whistler. Durante la guerra franco-prussiana (1870-71) si rifugiò in Inghilterra, dove si dedicò allo studio dell’arte, in particolare dei paesaggi di J.M.W. Turner.

Tra il 1874 e il 1896, dopo il ritorno in Francia, partecipò a tutte le mostre degli impressionisti, diventando il difensore dei giovani artisti, come Gauguin, Signac, Seurat. Tra le composizioni di questi anni, luminose e ben costruite, figurano Pontoise (1872, Louvre, Parigi) e I tetti rossi (1877, Musée d’Orsay, Parigi). Verso il 1885 sperimentò brevemente la tecnica del puntinismo, per poi tornare a uno stile impressionista più libero. Dedicò gli ultimi anni alle vedute di Parigi e di Rouen, tra cui si ricorda Place du Théâtre français (1898, Musée de Reims).

La corrente artistica

L’Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, nata dal rifiuto delle tradizioni pittoriche e scultorie contemporanee, a soggetto classico o sentimentale, e dello stile promosso dall’Accademia di belle arti di Parigi, tecnicamente meticoloso e incentrato sul lavoro in studio. Per estensione, il termine “impressionismo” è stato applicato anche a certa produzione musicale dell’inizio del XX secolo. Tra i principali pittori impressionisti si ricordano Edgar Degas, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley e Jean-Frédéric Bazille.

I FONDAMENTI DELL’IMPRESSIONISMO

Tradizionalmente l’Accademia imponeva le direttive alle quali tutta l’arte francese avrebbe dovuto uniformarsi e allestiva le esposizioni del Salon di Parigi, organo ufficiale della promozione artistica e della formazione del gusto. Gli impressionisti rifiutarono questi dettami e queste costrizioni, preferendo ispirarsi alla natura e alla vita quotidiana piuttosto che alla classicità o alla storia aulica, e rigettando d’altra parte anche il sentimentalismo tardoromantico (vedi Romanticismo) allora in voga. Scelsero di lavorare all’aperto anziché in studio, interessandosi principalmente agli effetti della luce naturale.

Se la pratica accademica si fondava sull’accuratezza del disegno, la precisa descrizione dei dettagli, la perfetta definizione delle forme attraverso sfumature di colore e chiaroscuro, gli impressionisti, invece, elaborarono una tecnica pittorica in grado di riprodurre la percezione visiva del reale, nella quale i contorni non sono mai netti e i colori, colpiti dalla luce, appaiono vivi, spesso cangianti.

Il procedimento si fondava sulla stesura di brevi pennellate di pigmento puro, che giustapponevano perlopiù colori primari (rosso, giallo e blu), mettendoli in contrasto con i complementari (verde, viola, arancio ecc.): ne risultava un’immagine rozza e frammentaria se analizzata da vicino, ma straordinariamente efficace dalla consueta distanza d’osservazione, caratterizzata da una luminosità più accesa di quella solitamente prodotta mescolando i colori prima di applicarli alla tela.

FONTI: ENCARTA, CAPOLAVORI DELLA PITTURA

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