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L'Ultima Cena
Il bello di farevisite virtuali è che posso tornare in una città tutte le volte che desiderosenza alcuno stress. Posso prendermi la libertà di immergermi in un’opera allavolta lasciandomi il tempo di assimilarla fino a quando voglio, o meglio, finoa quando ne ho bisogno. E oggi , nell’exrefettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, voglio gustarel’Ultima Cena di Leonardo da Vinci.
Il primissimo impatto non è semplicemente legato aquello che vedo, piuttosto è la sensazione di un movimento simile ad un’ondache nasce e che finisce nella figura centrale di Cristo, sviluppandosi nelle figuredegli Apostoli. Cristo si distingue dagli altri personaggi sia perché è l’unicoad essere inquadrato da solo nella cornice della finestra centrale di fondo, cosache gli dà una spiritualità diversa dagli altri e permette all’artista di nondisegnare l’aureola sulla sua testa, sia perché è l’unico immobile, costruitosu una solida piramide che ha come vertice la testa. Il tema dell’ultima cena era abbastanza comune neirefettori dei conventi: mi chiedo allora quali siano gli elementi che fanno diquest’opera un capolavoro rispetto al passato (tanto che dopo Leonardo quasinessun artista ha affrontato più questo soggetto). Mi devo aiutare con un esempio,magari uno che sono sicura abbia visto anche Leonardo, che si trova a Milanodal 1482.
Ci sono: Firenze, 1480: Ghirlandaio dipinge l’Ultima Cena per ilrefettorio del monastero di Ognissanti. Un’opera che rispecchia precisamentecome veniva affrontato l’argomento dai pittori della fine del Quattrocento aFirenze.Non veniva data importanza a quale momento della cenasi ritraeva, le figure erano collocate a tavola in maniera indifferenziata, ipersonaggi sono impegnati in una conversazione a gruppi di due, i loro gestisono convenzionali, Giuda è posto dall’altra parte del tavolo, separato anchefisicamente dagli altri. La sua figura spezza il ritmo della composizione eobbliga l’artista a spostare Gesù dal centro dell’opera. Manca unità nellacomposizione e manca la rappresentazione della vita, del dramma.Leonardo scardina la tradizione e semplifica lacomposizione: la tavola è semplice e rettangolare, Giuda è seduto alla destradi Cristo e solo il suo atteggiamento permette di riconoscerlo, l’ambiente incui sono è il prolungamento ideale delle Grazie e la luce viene da sinistra,proprio dove si trovava anticamente la finestra del refettorio.
L’immobilità diCristo contrasta fortemente rispetto all’ondata di panico che le sue paroleprovocano negli Apostoli che si agitano, si alzano e si protendono, le loromani hanno la funzione di renderli immediatamente riconoscibili (per esempio Giudaè l’unico che stringe la mano sulla borsa con i trenta denari) e di tenereunita la composizione dell’opera, collegando un gruppo con l’altro.
La tecnica dell’Ultima Cena è importante tanto quantola rappresentazione. Leonardo era famoso per non essere un velocista nellarealizzazione delle sue opere (la qual cosa non piaceva affatto a chi glielecommissionava) e per essere un ossessivo perfezionista: studiava minuziosamentela composizione prima di dipingere e ritoccava continuamente quello che avevadipinto. La tecnica dell’affresco però non permette lentezza né ritocco, perchési tratta di stendere il colore sull’intonaco fresco, così che asciugandosi, ilmuro “imprigiona” la pittura.
L’artista allora cambiò la tecnica: in sostanzatrasferì su muro il modo di dipingere su tavola, con colori a tempera su duestrati di gesso. Questo gli permise lunghe pause di riflessione e possibilitàinfinita di tornare col pennello su ciò che era stato già fatto. L’opera fu riconosciuta come un capolavoro da subito,ma da subito ci si accorse che era destinata ad un rapidissimo degrado. Giàpochi anni dopo la sua conclusione veniva definita come una “macchia abbagliata”.Il fatto poi che fosse posta sulla parete nord, più esposta al freddo, econfinante con la cucina del convento diedero un contributo notevole al suo deterioramento.Nel corso dei secoli il refettorio è stato utilizzato come camerata e comestalla, ha subito un allagamento e, per non farsi mancare proprio niente, èstato anche bombardato nel 1943. Il restauro dell’Ultima Cena è durato oltre 20 anni.Iniziato nel 1977, ha restituito ai nostri occhi il capolavoro di Leonardo nel1999. La fatica è stata quella che si richiede ai giganti, ma il risultato è ilpiù vicino possibile a ciò che Leonardo aveva dipinto, dopo che per secoli siera dovuto vedere quello che i restauratori precedenti avevano messo sopra il capolavoro.
Perché ho scelto quest’opera
Leonardo da Vinci è stato un genio, non ci sono parole chemeglio lo possano definire. Non era solo un grande artista, era un ingegnere,un musicista, un conversatore raffinato e un inventore. Era un uomo che nonponeva limiti a se stesso e godeva a pieno della propria libertà mentale. L’UltimaCena è un’opera che rappresenta un tema che va al di là del tempo, ma lo faattraverso il precario, l’evanescente, attraverso una materia per la qualesembra che il conto alla rovescia sia iniziato da subito. Per questo la sentocosì profondamente umana.
L’angolo delle curiosità
*Quando Ludovico il Moro scelse gli artisti per ilrefettorio ce ne fu uno, di nome Giovanni Donato da Montorfano, che si sentìdecisamente privilegiato: aveva ottenuto una grande commissione dal Duca e gliera stata assegnata la parete a sud, la migliore. Non sapeva invece che stavaper passare alla storia come uno dei pittori più sfortunati: la sua Crocifissionenon regge affatto il confronto con l’Ultima Cena.
*Proprio perché era chiaro che l’opera non fossedestinata a durare, ne vennero commissionate numerose copie. Una delle piùfamose è quella di Marco d’Oggiono. Pur lasciando qualche licenza all’artista,non si può essere discostato troppo dall’originale e la copia ci fa capire chela parete del refettorio doveva essere coloratissima, niente a che vedere conquello che vediamo oggi (chiedo scusa per l'immagine, ma non ne ho trovate di migliori...)
*Durante l’ultimo restauro è stato trovato, vicino all'occhio destro di Cristo, il buco di un chiodo che serviva a Leonardo per tendere i filiche servivano per disegnare l’andamento di tutta la prospettiva dell’opera.
*Sono stati anche riscoperti i piedi degli Apostolisotto il tavolo, ma mancano quelli di Cristo: nel Seicento i frati pensaronobene di creare una porta che collegasse il refettorio alle cucine e distrusseroparte dell’opera di Leonardo.
Nel 1980 l’Ultima Cena è stata dichiarata dall’UNESCOpatrimonio dell’umanità.
P.S.: Non è che mi sia scordata del Codice da Vinci,ma sono sicura che lo conosciate molto meglio di me! Le tesi di Dan Brown suipersonaggi dell’opera non sono propriamente scientifiche ed è facile smontarle, ma a menon interessa farlo, perché riconosco un grande merito all’autore, il fatto diaver fatto sentire ogni lettore un po’ più “padrone” dell’Ultima Cena. Iscriviti a Viadeo, il business social network scelto da <a href="http://www.viadeo.com/it/profile/lorenza.bevicini" title="Profilo Viadeo di Lorenza Bevicini"> <b>Lorenza Bevicini</b></a> e più di 30 milioni di professionisti
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