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La trama (con parole mie): Alina Marazzi, figlia di Luisa Hoepli, una degli eredi del noto editore, ripercorre attraverso filmini di famiglia e di repertorio la tormentata esistenza della madre dall'infanzia agiata agli anni della Seconda Guerra Mondiale, dal matrimonio alla nascita dei figli fino al progressivo incedere della depressione che la portò alla morte ancora giovanissima.Un album di ricordi che passa attraverso le parole e gli scritti della stessa Luisa, ai suoi racconti, alle gioie e al dolore della crescente consapevolezza di non poter più rimanere accanto ai suoi cari.Un confronto generazionale ed affettivo che guarda nello specchio di chi ci ha dato la vita per ritrovare la sua presenza e comprendere la nostra.
A volte confrontarsi con un libro, un disco o un film che hanno profondamente segnato una persona che ha avuto un ruolo importante nella nostra vita diventa quasi più impegnativo di quanto potrà mai esserlo la visione - in questo caso -: Un'ora sola ti vorrei è stato un passo di questo genere.
Pellicola celebratissima dalla critica e soprattutto qui a Milano benvoluta anche dal pubblico - non solo di nicchia -, l'opera di Alina Marazzi è un piccolo gioiellino di ricostruzione e sintesi ma soprattutto grande capacità di narrazione dei sentimenti.
Senza troppo indugiare - anche se la tecnica lo meriterebbe - sull'operazione praticamente filologica portata a termine dalla regista rispetto a tutto il materiale raccolto e legato alla figura di sua madre - filmini amatoriali di famiglia, immagini di repertorio, fotografie, diari e lettere -, il vero cardine della produzione è rappresentato dal totale coinvolgimento emotivo della ricerca e dal confronto tra la Marazzi ed una madre scomparsa troppo presto perchè l'autrice, ormai divenuta donna, potesse pensare di considerarlo un vero e proprio rapporto.
Ma Un'ora sola ti vorrei non è soltanto un'operazione biografica, il bisogno di celebrare una figura fondamentale come quella della propria genitrice ed al contempo specchiarsi in lei, e confrontarsi con tutto quello che è stata la sua vita: è una celebrazione del concetto di maternità che mi ha ricordato addirittura la poesia del Capolavoro di Sokurov Madre e figlio, un momento di riflessione sulla nostra natura e sul fatto che non sarà mai possibile, per quanto l'amore possa costruire legami unici e forti, poter essere in condizione di far conoscere davvero tutto di se stessi agli occhi degli altri.
In questo senso, restano impresse nel cuore le lettere struggenti di Luisa al marito, legate ai sensi di colpa per essere crollata senza poter crescere i loro figli e all'amore che, al contempo, è in grado di allontanarla e renderla quasi un'unica anima con lui, e la volontà non sempre sostenuta dall'equilibrio di stare accanto ai suoi bambini, Alina ovviamente compresa.
Trovandomi in un'età in cui idealmente - fatti concreti della vita oppure no - si è come a metà strada tra l'essere genitori e l'essere figli, una visione come questa ha a suo modo del miracoloso, perchè legata a riflessioni profonde, a sentimenti che ci legano e legheranno sempre a chi amiamo, alla nostra famiglia, eppure lasciano a volte spazio a solitudini impossibili da condividere con anima viva: chi sono stati - o chi sono - i nostri genitori? Cosa non abbiamo conosciuto di loro? Quali problemi, dubbi, insicurezze celavano dietro il loro fare affettuoso o severo?
E come ci rapporteremmo a loro per come siamo ora? Cosa vorremmo raccontare? Quali consigli vorremmo sentirci sussurrare, stretti in un abbraccio che desidereremmo non finisse mai?
Eppure, nonostante la molta disperazione e le ferite che una visione di questo genere può riaprire nell'audience, la speranza non abbandona mai l'occhio e la voce di Alina, che nelle parole di Luisa diventa madre e figlia, amica e confidente, testimone e nuova protagonista di una storia che non può finire, e non finirà. Perchè se Luisa è finita "sotto la ruota", se non ce l'ha fatta, resta innegabile la realtà dell'esistenza di questa sua figlia sensibile e forte, materna e decisa, che trova il coraggio di scavare nei fantasmi della madre ed uscirne come chi ha conquistato una nuova parte di sè.
Spero davvero che la persona che mi ha portato a scoprire finalmente questa piccola meraviglia possa intraprendere un viaggio di questo genere, riscoprire se stessa e chi ha perduto come se, in realtà, non fosse mai stata sola.
Perchè, in fondo, è proprio così.
MrFord
"Io che non so scordarti mai
per te darei la vita mia
per dirti quello che non sai...
Un'ora sola ti vorrei
io che non so scordarti mai
per dirti ancor nei baci miei
che cosa sei per me."Fedora Mingarelli - "Un'ora sola ti vorrei" -
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