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Un passo appresso all'altro

Da Peterpasquer
Un passo appresso all'altro
Un passo appresso all’altro, l’asfalto ruvido e il nome mio come un barattolo da prendere a calci, impigliato al mantello di una malinconia pesante sì, ma non abbastanza per tutto ‘sto freddo. Dov’è il tuo fiato caldo? I tuoi occhi come tizzoni nel buio della stanza? Un passo appresso all’altro, odore di castagne, puzza di piscio, un gatto sotto una marmitta si scalda e sfotte la mia faccia lunga quanto la lista dei debiti con te. Però mi vede, miagola una garanzia… Un passo appresso all’altro un’overdose di ricordi, bicchieri sporchi di sogni bevuti, progetti appuntati su tovaglioli. Un inverno e una serata forse mai vissuta così ma che così vorrei rivivere, col tuo sorriso di panna cotta e la tua mano guinzaglio che… Dov’è? Dov’è? Un passo appresso all’altro e ancora il solito posto, imbruttito, sporco, sepolto da chili di terra bagnata, col vecchio ritornello a battermi in testa cattivo e sincero: si può morire in piedi guardando il mare? Finite le cartucce, tutte. Così le parole, tutte le maschere, tutti i film di tutti i cinema del mondo, tutti i respiri utili per dire vita alla vita, amore all’amore. Hai per caso un bacio in prestito? Un bacio che baci questa mia voglia di baci? Un passo appresso all’altro. Uno, due, uno, due. Il precipizio porge lo specchio, via il cappello, su il bavero. Un saluto ridicolo e poi sipario.

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