Carissimi lettori per comprendere meglio alcuni fenomeni, che si sono verificati in Sicilia per tutto l’anno 2013, vogliamo ricordare la grande eruzione dell’Etna del 1669. Un vulcano sempre attivo che non perde occasione per far parlare di se.
Nella relazione di Giovanni Alfonso Borelli, scritta nel 1670 per Royal Society di Londra, si può leggere che l’apertura delle fenditure percorreva dal piano di Monte San Leo sino a Monte Frumento. In poco tempo le bocche dell’Etna si moltiplicarono e la lava ora poteva scorrere libera in più direzioni.
L’11 marzo si aprì una nuova bocca tra Monte Nocciola e Monte Fussara, emettendo varie lingue di lava dal movimento non prevedibile. Una di queste nuove bocche, il 13 marzo, seppellì totalmente il paese di Malpasso (Belpasso).
Il 23 marzo, il fiume di lava aveva ormai distrutto gran parte di Mascalucia. Consideriamo che oltre alla lava, la cenere continuava a cadere sui paesi vicini.
Il 25 marzo improvvisamente collassò il cratere centrale, provocando un grande e spaventoso boato. Nello stesso istante, il fiume di lava scioglieva San Pietro Clarenza, Camporotondo Etneo e San Giovanni Galerno.
Il fiume di lava ha raggiunto la straordinaria larghezza di 4 miglia ed un secondo fiume di lava era in arrivo per eliminare il vecchio abitato di Misterbianco. Ma non era finita, il fiume non ancora appagato percorreva la via verso Catania.
Il primo aprile, la lava ha raggiunto il lato ovest di Nesima. In poche ore fu sepolto il Lago di Nicito. Alle due di notte del 23 aprile il fiume di lava circondava il castello Ursino situato all’ora vicino al mare.
Con l’eruzione del 1669, l’Etna ha cambiato la geografia dell’intera area sud del vulcano. A quota mille si formarono due coni gemelli chiamati Monti Rossi. Dai Monti Rossi al Monte della Nocciola si formarono 21 collinette. Mentre gran parte delle vallate come il Piano Tavola furono colmate dal materiale lavico, mentre il fiume Amenano è stato seppellito.
Infine, venne profondamente modificata la costa a sud di Catania, scomparsero molte tracce degli insediamenti precedenti, molte strutture risalenti al periodo romano.
L’eruzione del 1669 è stata senza dubbio la più forte e la più distruttiva che la storia ricorda.
Written by Rosario Tomarchio