«Ti vergogni se ti chiamo Pippo?»Massimo Troisi«Saramago, che era un rottamatore, diceva: “Non si deve avere fretta, ma non si deve perdere tempo”. È questo, il nostro tempo e, se fosse per me, se fosse per noi, il Pd sarebbe sempre così, quello che abbiamo visto in questa piazza: sarebbe il Pd, quello nostro, che fa incontrare il Palazzo e la Piazza, quello che si confronta alla pari con la società civile (noi la chiamiamo “civilissima”), che si spende con coraggio sulle battaglie che sono i suoi elettori i primi a sentire. Un Pd che non perde tempo, che alza il livello e però scende dal piedistallo. Un Pd che non si chiede, come Nanni Moretti, se “mi si nota di più se vengo o non vengo o se vengo e, soprattutto, mi metto in disparte”. Quello che coltiva le relazioni, che spiega le cose, che si muove senza imbarazzo, che dice a tutti la stessa cosa, dappertutto, sia che si trovi a parlare con l’operaio di Mirafiori, sia con l’imprenditore di Vicenza, nella piana di Gioia Tauro o in quella che non è più Padania (i leghisti, come sapete, sono in fuga) ma non sa ancora cosa fare davvero. Un Pd che si rivolga, come chiede Catarella al commissario Montalbano, “di persona personalmente” ai cittadini, indicando la soluzione per loro e non le nostre teorie sulle loro vite. “Dev’essere questo il posto”, dice un altro film molto recente: il posto che cerchiamo da tempo, il posto che molti sognavano nel 1996 e poi nel 2008. Dove fare un politica nuova, però, senza nostalgia se non le cose giuste da dire e quelle soprattutto da fare, con uno sguardo lucido verso il futuro. Un Pd dove ci si appassiona e ci si diverte, come abbiamo fatto noi in questi due giorni, dove credere che le cose si possono cambiare, perché le cose cambiano, però dobbiamo essere noi a farlo. Le nostre non proposte che ci siamo inventati, sono risposte. Sono risposte che muovo dal basso verso l’alto. Dobbiamo finalmente rovesciare il quadro della politica italiana…».Qui – confesso – ho smesso di seguire con attenzione. Tuttavia mi è parso di capire: primarie pure per i parlamentari, lotta all’evasione, tutela del paesaggio, ritocchi al sistema pensionistico, patrimoniale giusta e intelligente, largo ai giovani – poi più nulla. Solida vaghezza, fumoso manifesto, tutto però confezionato in morbida velina. Una cover di Veltroni, il Pippo. D’altra parte, è già pronta la cover del cinico D’Alema, il Renzi.Come Veltroni, il Pippo è cinefilo e sfoggia le letture giuste, in più ha pure lui il vezzo della w al posto della v (Veltroni nasce Valter, ma è poi all’anagrafe che si fa anglosassone). Il Renzi, invece, si compiace della scaltrezza e del cinismo che gli antipatizzanti gli stanno cucendo addosso: gli manca ancora un po’ di cattiveria, ma poi è pronto. Dei due prototipi si dice che galeotta fu la Fgci, qui diremo: “Tutto nacque al tempo de iMille”. E questo – detto senza ironia – pare sia meglio che il Pd può offrire, sennò restano Bersani e Bindi, Fioroni e Castagnetti, Franceschini e Letta, e ancora, su tutto e sopra tutto, D’Alema e Veltroni, il primo carogna comme il faut, il secondo pop come si può. Al posto di Goffredo Bettini avremo Luca Sofri, il posto di Giuliano Amato sarà di chissà chi.
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