Non ci siamo. Il Pd, a pochi mesi, dalle regionali non sa che pesci pigliare in molte regioni. Il problema nasce sostanzialmente dal barcamenarsi tra l'Udc e la sinistra. Dove il Pd ha presidenti da ricandidare non ha grandi difficoltà: Bresso in Piemonte, Burlando in Liguria, Errani in Emilia-Romagna. I candidati sono chiari ma le alleanze non lo sono ancora con l'Udc che gioca al rialzo. I problemi più urgenti, dove il partito di Bersani sta perdendo colpi, sono la Puglia e il Lazio. In Puglia il Pd prima ha provato a candidare Emiliano, sindaco di Bari, fallendo clamorosamente e poi ha proposto Boccia sempre in chiave anti Vendola. Boccia è lo stesso che ha perso le primarie con Vendola 5 anni fà. Non è stato scelto dopo un giudizio sull'operato dell'attuale presidente ma è stato scelto per favorire l'accordo con l'Udc: un modus operandi alquanto discutibile. Il partito più importante dell'opposizione dovrebbe essere in grado di proporre un nome e di appoggiarlo. Questo nome può anche non essere un membro del Pd ma deve essere espressione convinta della sua dirigenza. Se ci sono più candidati in tutta la coalizione di centro sinistra si fanno le primarie (adesso si che servono). L'Udc sceglierà se partecipare alle primarie oppure se candidare uno dei suoi o allearsi con il Pdl: la scelta toccherà all'Udc. Peccato che ora sia tardi per organizzare in poco tempo le primarie non sapendo nemmeno i candidati. Sia in Lazio che in Puglia sono stati fatti gravi errori. Il Pd ha appoggiato cinque anni Vendola e ora deve spiegare perché non dovrebbe più sostenerlo. Il caso Lazio è ancora più triste. Dopo la caduta di Marrazzo il Pd non è riuscito a trovare un nome alternativo da candidare aspettando il sacrificio di Zingaretti, presidente della provincia. Emma Bonino si è candidata spingendo l'Udc verso la Polverini. Emma Bonino è la donna giusta contro la Polverini per un semplice motivo: i liberali non possono preferire una sindacalista di destra ad una radicale. Il pd non deve pensarci molto ma deve allestire una coalizione che vada da Rifondazione all'Idv a sostegno della Bonino. Rinunciare a sostenere l'esponente radicale è un suicidio politico considerata l'impossibilità di accordarsi con l'Udc. Bersani ha ragione quando tenta di spostare l'attenzione dalla giustizia e dalle regionali all'economia e alla crisi occupazionale ma il problema dei tentennementi del Pd non scompaiono non parlandone. Vorrei un segretario più decisionista che abbia la forza di imporre ai segretari regionali di chiudere il prima possibile le alleanze. Idv (da moderare nei toni) e SeL sono indispensabili. L'ultimo punto è sull'Udc. Io ammetto di avere problemi con il partito che ospita Cuffaro. Ammetto di avere problemi con chi ha insultato Beppino Englaro. Ammetto di avere problemi con l'omofobia e il clericalismo. Quindi, alla luce di tutti questi problemi, penso, semplicemente, che l'Udc sia il benvenuto in quelle regioni in cui aderisce ad un progetto politico riformatore che si opponga alle destre ma sia da mettere alla porta ovunque si proponga arrogantemente come il salvatore delle elezioni ponendo le sue condizioni.
Non ci siamo. Il Pd, a pochi mesi, dalle regionali non sa che pesci pigliare in molte regioni. Il problema nasce sostanzialmente dal barcamenarsi tra l'Udc e la sinistra. Dove il Pd ha presidenti da ricandidare non ha grandi difficoltà: Bresso in Piemonte, Burlando in Liguria, Errani in Emilia-Romagna. I candidati sono chiari ma le alleanze non lo sono ancora con l'Udc che gioca al rialzo. I problemi più urgenti, dove il partito di Bersani sta perdendo colpi, sono la Puglia e il Lazio. In Puglia il Pd prima ha provato a candidare Emiliano, sindaco di Bari, fallendo clamorosamente e poi ha proposto Boccia sempre in chiave anti Vendola. Boccia è lo stesso che ha perso le primarie con Vendola 5 anni fà. Non è stato scelto dopo un giudizio sull'operato dell'attuale presidente ma è stato scelto per favorire l'accordo con l'Udc: un modus operandi alquanto discutibile. Il partito più importante dell'opposizione dovrebbe essere in grado di proporre un nome e di appoggiarlo. Questo nome può anche non essere un membro del Pd ma deve essere espressione convinta della sua dirigenza. Se ci sono più candidati in tutta la coalizione di centro sinistra si fanno le primarie (adesso si che servono). L'Udc sceglierà se partecipare alle primarie oppure se candidare uno dei suoi o allearsi con il Pdl: la scelta toccherà all'Udc. Peccato che ora sia tardi per organizzare in poco tempo le primarie non sapendo nemmeno i candidati. Sia in Lazio che in Puglia sono stati fatti gravi errori. Il Pd ha appoggiato cinque anni Vendola e ora deve spiegare perché non dovrebbe più sostenerlo. Il caso Lazio è ancora più triste. Dopo la caduta di Marrazzo il Pd non è riuscito a trovare un nome alternativo da candidare aspettando il sacrificio di Zingaretti, presidente della provincia. Emma Bonino si è candidata spingendo l'Udc verso la Polverini. Emma Bonino è la donna giusta contro la Polverini per un semplice motivo: i liberali non possono preferire una sindacalista di destra ad una radicale. Il pd non deve pensarci molto ma deve allestire una coalizione che vada da Rifondazione all'Idv a sostegno della Bonino. Rinunciare a sostenere l'esponente radicale è un suicidio politico considerata l'impossibilità di accordarsi con l'Udc. Bersani ha ragione quando tenta di spostare l'attenzione dalla giustizia e dalle regionali all'economia e alla crisi occupazionale ma il problema dei tentennementi del Pd non scompaiono non parlandone. Vorrei un segretario più decisionista che abbia la forza di imporre ai segretari regionali di chiudere il prima possibile le alleanze. Idv (da moderare nei toni) e SeL sono indispensabili. L'ultimo punto è sull'Udc. Io ammetto di avere problemi con il partito che ospita Cuffaro. Ammetto di avere problemi con chi ha insultato Beppino Englaro. Ammetto di avere problemi con l'omofobia e il clericalismo. Quindi, alla luce di tutti questi problemi, penso, semplicemente, che l'Udc sia il benvenuto in quelle regioni in cui aderisce ad un progetto politico riformatore che si opponga alle destre ma sia da mettere alla porta ovunque si proponga arrogantemente come il salvatore delle elezioni ponendo le sue condizioni.
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