Quella bocca sfibrata a cui mi aggrappo
nel fulgido disfacimento del ricordo
di te che avanzi rinnegando il mare
mentre avanzi
fuori dalle mie braccia.
Ti cerco tutte le volte che la ruggine
intacca i polpastrelli, penso a te
nell’illusione di non avere altro
che il tuo cappotto gelato
le tue mani ruvide, le mie mani bianche
il proseguimento dello stordimento
nei sogni replicati a distanza.
La tua distanza.
I tuoi occhi grandi
le frasi oscene degli scrittori
gli origami
portarti al parco un giorno
(guardare le cime degli alberi
guardarci la punta dei piedi)
un giorno che non è mai arrivato.