Il mare di soldi per le infrastrutture per un continente farebbero gola ad ogni investitore. Nonostante il noto appetito dei cittadini dell’ Africa per strade, porti, ferrovie e quant’altro, la Banca di Sviluppo dell’ Africa (African Development Bank – AfDB) è un pesciolino rispetto a tutte le istituzioni finanziarie del globo.
Ha un assets, di circa 33 miliardi di dollari paragonabile alla banca dell’Oklahoma, la 38esima per grandezza degli Stati Uniti.
La proposta per la fondazione della Banca per le infrastrutture dell’ Asia, Asian Infrastructure Bank, (leggi l’articolo La Fame di Infrastrutture in Asia) ha raccolto subito l’adesione di molti paesi tra cui alleati storici degli Stati Uniti come l’Italia e la sua nascita aspettata per l’inizi di giugno darà alla luce una creatura con un capitale autorizzato di 50 miliardi di dollari.
La AfDB è una banca multilaterale con un capitale detenuto quasi interamente dai paesi africani ed è la maggiore finanziatrice delle infrastrutture in un continente disperatamente scarso di tutto. La AfDB ha una storia pluridecennale anche se complicata come fosse una banca di frontiera.
Nel 2003 è stata addirittura forzata temporaneamente a spostare il suo quartier generale dalla Costa d’Avorio a causa della guerra civile in atto. Dal 2005 è guidata da Donald Kaberuka, ex ministro delle finanze del Ruanda.
La corsa alla sua successione ha scatenato faide interne tra grandi paesi come la Nigeria, che detiene il 9% dei voti, e i piccoli Stati. L’influenza sul continente della AfDB è notevole considerando il suo potenziale.
Una gara che potrebbe definire il futuro dell’ Africa per gli anni avvenire. Nonostante sia un pesciolino in un mare di pescecani.
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