Gli sguardi che la ‘povna ha lanciato su Matera sono di quelli che rimbalzano, lasciando scatti di una bellezza irredimibile e shock culturali ripetuti pure in chi sa a che cosa va incontro, come era poi il suo caso. Dal cuore del suo alloggio in mezzo ai Sassi, in compagnia o da sola (perché non è che essere ospiti, di amici che, per di più, tornano una volta sola all’anno a trovare la famiglia, significa rompere i coglioni ventiquattro ore al giorno), oppure ancora seguendo la mappa dei consigli dell’Amica Vicina (che l’ha teleguidata su dal CERN, qualche volta), la ‘povna ha macinato scalette in su e in giù, tra Barisano e Caveoso, pezzo per pezzo, dove si è persa tra un canto e l’altro (finendo a volte in casa della gente) e comprendendo che Matera è un po’ Venezia. Ha visto le chiese rupestri (l’Idris, S. Pietro Barisano e la Cripta del Peccato originale su tutte), ammirato la Gravina dall’alto di S. Agostino, passeggiato per la Civita, guardato i Sassi dall’alto da almeno dieci terrazzini diversi. Sul filo della Civita è arrivata, dopo le piazze Vittorio, Sedile e S. Francesco, fino a palazzo Lanfranchi, dove si è dedicata con passione a Carlo Levi e ai suoi dipinti (preparando, con l’occasione, un percorso didattico per i Marmottini che si annuncia molto bello). Nel mezzo, nelle pause, hanno bevuto tanta acqua, per sopportare la calura, seduti tra panorami splendidi, la ‘povna si è concessa alle letture (Cristo si è fermato a Eboli le è stato bussola costante, e poi un libro del cuore, che lei ha preso allo scopo precipuo di legarlo alla vacanza); e poi assaggiato tante buonezze assurde, sotto la guida attenta dei suoi ospiti: il pane di Matera; i taralli; i panzerotti; e poi: fave e cicoria, la ricotta con le mandorle, il cornetto crema e amarene, le polpette di pane, i cavatelli, la mollica fritta, la cialledda, formaggi podolici di natura varia e sempre ottima, ovviamente la focaccia – un trionfo di sapori, profumi, colori che sa essere avvolgente.
La ‘povna è partita troppo presto, con quella nostalgia preventiva che si addice solo alle esperienze senza tempo; atterra nella piccola città con quelle tre ore di ritardo, e si accorge che è arrivato agosto. Il ritmo del rimpianto non le consente per fortuna di seguire la sua musica, la piccola città si apre alle visite: domani verranno lei e lei, per un incontro atteso (e pianificato da settimane con puntiglio), poi sarà il turno dell’incontro dall’Ingegnera Tosta. Quindi l’arrivo di Thelma, il 13 o il 14, nella ‘povna casa.
La ‘povna, mentre mette via i colori di Matera, e recupera la piscina (che tre giorni senza allenamento sono tanti), si prepara all’ultimo round, prima della réntrée, a settembre. Oggi, per non sbagliare, ha preparato i primi compiti per le sue nuove-vecchie classi, e buttato giù le linee essenziali di due percorsi nuovi, che sperimenterà con le sconosciute prime e con la terza. E poi legge Rosamond Lehmann, furiosamente. Innanzi tutto perché è molto bella, e poi perché non è libro da ultima agostana.