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Un pianto lo seppellirà

Creato il 28 maggio 2011 da Albertocapece

Un pianto lo seppellirà“Una risata seppellirà B”. Questo il titolo di un articolo su L’espresso che presenta il secondo libro con la collezione di battute apparse su Spinoza.it.  Ora credo di avere tra le mie poche virtù, il merito di apprezzare l’ironia e l’autoironia, eppure quel titolo mi ha messo tristezza, come se improvvisamente lo abbia sentito vecchio e inattuale.

Si perché le battute a getto continuo su un uomo e una corte dei miracoli di per sé ridicoli, erano una sorta di difesa, una consolazione e una placenta dove resistere. Il sorriso che la satira quotidiana strappa, lo percepivo da tempo come un segno di impotenza, di frustrazione per non essere in grado di incidere sulla realtà e sul consenso che il ridicolo conservava.

Ma ora che qualcosa si è strappato nella scenografia mediatica del Cavaliere, ci si accorge che non sono state le risate a provocare la lacerazione, ma le lacrime. Quelle dei milioni di persone investite dalla crisi e dal vacuo promettere berlusconiano, dalle sottrazioni di diritti e di salario, da un autoritarismo arrogante e imbelle, dal deserto delle idee e il rigoglio dell’affarismo, dal botulino politico così simile a quello che toglie le rughe sulla faccia del premier e delle sue favorite o favoriti. E’ questa tensione impossibile tra narrazione e realtà che ha squarciato la tela.

Adesso è il momento di costruire, di ideare, di impegnarsi per tentare di estrarre del tutto le armi improprie con cui questo Mackie Messer e la sua banda hanno ferito la dignità del Paese e ne hanno soffocato le speranze, sostituendole con la cartapesta. Non abbiamo più bisogno di difenderci con le risate e di ricorrere ad esse come a un tranquillante.

Si è vero che la risata può essere rivoluzionaria, ma può anche essere un segno di isolamento e di privatizzazione dell’ironia, può essere il mugugno offerto come sfogo e volte come alibi. Continuare questo tipo di esercizio rischia di diventare salottiero, qualcosa che solo qualcuno più fortunato può permettersi, una specie di irony-divide. E’ venuto il momento, credo, di ridere in modo diverso, più propositivo, più allegro e più determinato e soprattutto di tornare a far sorridere un Paese per il suo futuro, non per i suoi incubi.


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