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Questo mese ho scelto di parlare del reiki, una tecnica di guarigione alternativa che affonda le sue origini in Oriente e che ho provato personalmente.
Esistono diversi metodi, ma uno dei più diffusi è il metodo Usui, da Mikao Usui, nome dal suo “ideatore” che, diverse leggende narrano essere stato un monaco cristiano, fatto alquanto improbabile per quei tempi in Giappone. Stando ad una ricostruzione più dettagliata, Usui fu un monaco laico Tendai, quindi non cristiano, ma soprattutto fu viaggiatore, uomo di grande cultura ed apertura mentale, grande studioso dell’essere umano.
“Illuminato spiritualmente” durante un ritiro prolungato in completa solitudine, Usui entrò in contatto con ciò che avrebbe poi definito energia universale, ideando un metodo per trasmetterla a sua volta.
Provò questo metodo su se stesso e su conoscenti. Ne constatò la validità, sia a livello spirituale che fisico e poi scelse di diffonderlo.
Il reiki agisce sui chakra, dal sanscrito “ruota”, delle ruote energetiche simili a radar che sono posizionati nel nostro corpo. Disponiamo di numerosi chakra, ma i più importanti sono sette e ad ognuno corrisponde un colore.
I primi chakra sono legati al piano fisico e quindi al terreno. Sono infatti posti più in basso rispetto agli altri.
Dal terzo chakra in poi, passiamo al livello emozionale, fino a raggiungere gli ultimi due chakra, il sesto ed il settimo, che sono invece legati al piano astrale, ovvero alla connessione universale. Il settimo chakra, detto della corona, è l’unico che è posto al di fuori del corpo fisico, proprio pochi centimetri sopra al capo.
Ogni chakra gira in un verso e ad una determinata velocità. Quando il corpo è sano, i chakra girano in armonia con tutti gli altri, ognuno nel proprio verso.
Quando uno dei chakra inizia ad avere difficoltà a girare, o cambia verso, o anche si blocca, crea una disarmonia o squilibrio che predispone il corpo alle malattie.
Il reiki, quindi, lavora sui chakra per equilibrarli e predisporre il soggetto ad una guarigione, laddove ovviamente sia possibile.
Circolano molte notizie sul reiki che non corrispondono al vero.
Una delle più eclatanti è che il reiki faccia miracoli. Questo non è chiaramente campo del reiki, ma campo del divino. Purtroppo non tutti praticano reiki con il giusto spirito e questo porta anche a farne un business e ad attribuirgli effetti eccessivi. Quindi serve qualche piccolo accorgimento per trovare un buon terapista reiki, ma questo come in ogni settore della vita.
Un terapista reiki non è un “guaritore”, ma un canale tra l’energia universale ed il ricevente o paziente e lavora con le mani, posizionandole in zone precise del corpo, corrispondenti ovviamente ai chakra, senza bisogno di stabilire contatti fisici. Le mani possono anche restare sollevate di qualche centimetro dalla persona ricevente.
Difficilmente un terapista reiki terrà conto della durata di una seduta. La percezione e la sensibilità portano infatti ad operare sulla persona per quanto tempo risulti essere necessario. Si può dire che una seduta reiki dura circa un’ora. Il trattamento viene effettuato senza necessità di spogliarsi.
Alcuni terapisti, acquisito almeno il secondo livello di reiki, possono anche praticare il reiki da distanze notevoli.
Si può essere terapisti reiki anche acquisendo un primo livello, il necessario per imparare ad auto trattarsi e a trattare poi gli altri.
Lavorando sui vari chakra, si avrà quindi un’influenza su diversi piani, soprattutto quello fisico e quello emozionale. Anche perché, nella maggior parte dei casi, un chakra bloccato o disarmonico è frutto di una forte emozione (ad es. trauma, dolori, paure, etc).
Del resto, anche la medicina tradizionale cinese focalizza sul piano emozionale le cause delle malattie fisiche, stabilendo persino una stretta connessione tra organi e parti del corpo colpite e le varie cause emozionali. E non credo sia un caso che tra i numerosi viaggi di Usui, risulti anche anche la Cina.
Chi si sottopone a queste terapie, avrà dei risultati, a volte minimi, a volte eclatanti e soprattutto, funziona anche se non ci si crede.
Il reiki infatti non richiede atti di fede incondizionata.
Bisogna però sempre ricordare che la guarigione del reiki è una “predisposizione alla guarigione”, cioè un rendere più veloce e a volte più semplice il lavoro dei medici stessi che mai va sospeso o sostituito.
Io mi sono avvicinata al reiki un po’ per caso, ma soprattutto con tanta diffidenza. Provandone gli effetti sulla mia stessa persona e poi su quelle a me care, ho compreso l’importanza e la funzionalità del reiki che ancora oggi, lo ammetto, continua a stupirmi.
In pratica… ho dovuto toccar con mano e dopo diverse esperienze non posso che consigliarlo.
By Lisa
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