Magazine Cultura
Di ritorno da un breve viaggio a Berlino in cui è stato interessante immergersi nella storia di questa città (da luogo di accoglienza per diverse etnie e religioni si trasformò in luogo di morte per le stesse), ho deciso di dedicare questa rubrica ad una delle sue piazze: Bebelplatz (già Opernplatz).
Questa piazza divenne tristemente famosa nel periodo nazista, precisamente il 10 maggio del 1933 quando fu organizzato un enorme falò in cui furono bruciati circa 25.000 libri contrari al pensiero nazista.Perché Hitler ben sapeva che il modo migliore per sottomettere un popolo e trasformarlo in un esercito di burattini era limitarne la cultura, affinché mai si potesse aprire una breccia nella mente per immaginare un futuro migliore o anche semplicemente diverso da quello che lui proponeva.
Una tattica che ancora oggi funziona alla perfezione in altri luoghi del mondo dove si insegna solo ciò che è utile per addestrare chiunque al “sacrificio” per sterminare razze e religioni diverse dalla propria.
Perché la storia cambia forse i luoghi, ma si ripete all’infinito.
Oggi, nella Berlino che riconosce i suoi errori/orrori e dedica ogni giorno dell’anno alla memoria con diversi monumenti, uno per ogni etnia sterminata, a Bebelplatz c’è un lucernaio nella pavimentazione da dove è possibile scorgere una spettrale biblioteca vuota, simile a tante nicchie, grande abbastanza da contenere i 25.000 libri che furono bruciati quel giorno.
Opera dell’artista Micha Ullman, la libreria vuota ricorda una tomba a tutti gli effetti e, per coloro che storceranno il naso leggendo queste parole perché è impensabile paragonare uno sterminio umano a quello cartaceo, rispondo che è senz’altro vero, non fosse che… sempre a Bebelplatz, accanto al lucernaio c’è il motivo per cui ho scelto di narrare, tra tutti, questo evento.
Due targhe di bronzo riportano citazioni in tedesco. Una di queste è del poeta Heinrich Heine che, nel 1820 (quindi ben un secolo prima) scriveva una frase che si sarebbe rivelata atrocemente profetica e che ancora oggi rischia di avverarsi in altri, forse troppi, luoghi del mondo. La traduzione forse non è precisissima (non conosco il tedesco), ma il senso non cambia: “Laddove si inizia a bruciare i libri, alla fine verranno bruciate anche le persone”.
Perché bruciare i libri significa impedire o limitare la cultura, strumento fondamentale all’apertura della mente.Perché l’apertura mentale è il vero nemico del manipolatore.
Perché ragionare con la propria testa è l’unica difesa che abbiamo a chi vuole trasformarci da persone a burattini e/o portatori di morte e non di vita.Perché la cultura è vita.
Buona riflessione…By Lisa
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