Gianni Maria Vian ci offre brani tratti dall’ultimo libro di Ernesto Galli della Loggia (Tre giorni nella storia d’Italia, Il Mulino 2010) con una affettuosa marchetta su L’Osservatore Romano (17.7.2010), e questo va bene, perché la marchetta è ubiquitaria, tutto il mondo è marchetta, la marchetta è l’anima del commercio, eccetera. Va bene pure Ernesto Galli della Loggia come autore, mancherebbe, abbiamo letto di tutto, anche di peggio. Quello che non va bene, e ci sconsiglia l’acquisto del libro, invece, è proprio il libro: miserie dello storicismo, però assai piccole. “La marcia verso il potere del fascismo iniziò […] nella primavera del 1915. Fu allora che, per la prima volta, un certo mondo del sovversivismo italiano fatto di anarco-sindacalisti, repubblicani, intellettuali radicali, artisti più o meno déraciné, allacciò di fatto intensi rapporti di collaborazione con importanti settori dell’establishment (per esempio il Corriere della Sera di Luigi Albertini) e con i circoli governativi. I modi dell’urbanità e del galantomismo che fino a quel momento avevano dominato il campo che si chiamava «costituzionale» cominciarono a cedere il passo alla spregiudicatezza, all’uso pubblico dell’insinuazione e delle contumelie, alla convinzione terribile che il fine giustifica i mezzi. Una sbrigatività compiaciutamente plebea e una febbrile eccitazione intellettuale si fecero rapidamente largo in ambienti fin lì soliti ad apprezzare studio e ponderatezza”.Capito quand’è che il Corriere della Sera perde l’aplomb e mi diventa un giornalaccio che rincorre la stampa giacobina, forcaiola e radical-chic? Capito, soprattutto, a che porta tutto questo? Rimettete il Corriere della Sera in mano a qualcuno di apprezzabile studio e ponderatezza, così romperete il legame tra importanti settori dell’establishment e un certo mondo del sovversivismo italiano. È un legame che genera eccitazione plebea, disordine e poi fascismo (non necessariamente nell’ordine). C’è qualcuno che vuol fare il direttore del Corriere della Sera a questo modo per evitarci derive autoritarie? Alzi la mano.
Il fascismo è un evergreen, ma le cover vengono sempre peggio. Prendete Mussolini: “personalità” dalla “leadership carismatica”, “impasto di antico e di moderno”, “ad esempio, di passione per la velocità, per le automobili, per il volo, e insieme di valori maschilistico-familiari della più schietta tradizione italo-romagnola; di retorica carducciana rétro, a base di «colli fatali di Roma», ma anche di simpatia per il modernismo futuristico o per l’architettura razionalistica”. Oggi? Chi vi viene in mente, oggi, che possa fare il paio? L’impasto tra il pezzente mostruosamente arricchito e il narcisista prodigo di sentimento? Tra il vulcano artificiale e la tomba neo-egizia? Tra il “mi consenta” e il “ghe pensi mi”? O l’anello di congiunzione tra famiglia e cricca?È chiaro che sto parlando di un libro che non ho letto, perciò nell’incipit ho usato il noi. Tuttavia sto parlando di ciò che sicuramente sta in questo libro di Galli della Loggia, che poi è quanto scelto da Vian per la réclame: il professore usa la storia come un piede di porco e Vian gli fa da palo, mi basta questo per decidere che non lo comprerò. Non è un libro di storia, è un pizzino di Bertone agli azionisti del Corriere della Sera.