Nel mio corso di laurea inspiegabilmente è storia dell’arte la materia più difficile da levarsi di torno. Inspiegabilmente perché studio lingue, in quel senso lì. Da buona fuori corso ho cercato sempre di frequentare perché dicono che frequentare è importante, che il professore si ricorda di te, che certe cose si imparano meglio e così via. Il che potrebbe pure essere vero, non lo so, dato che io ho frequentato per ben tre volte la prima lezione e poi non sono più tornata. Tanto il professore si ricorda di me in ogni caso, sono quella che ad un esame di un’altra sua materia è scappata poco prima del suo turno (dicendogli testualmente “No guardi ho capito che io il suo esame non sarei in grado di farlo”). Quindi da quel punto di vista sono a posto. In questi anni ho perso pure il conto dei soldi spesi alla disperata ricerca di appunti, schemi, riassunti, come una povera imbecille, proprio. Che poi mi dicono “L’hanno fatto tutti prima di te, lo farai anche tu”, sì vabbè grazie al cazzo. Nel senso, non è che mi sia di grande aiuto. Anche con francese, uguale. Mi dicono pure “Tenta, tanto che ti costa?”, mi costa sì. Il fallimento ha comunque un prezzo e l’esimia università che frequento ha già intascato a sufficienza.
Questa mia attitudine a lamentarmi, sempre. Io credo che lamentarsi sia un diritto, sancito non so bene da chi, ma è un diritto. A me piace lamentarmi. E non mi lamento per cercare solidarietà o conforto, io mi lamento perché è la cosa più facile da fare. In tanti non lo capiscono, in tanti non lo sopportano, pazienza, dopotutto cancellarsi da FB è stato molto semplice e veloce e spero di aver rallegrato qualcuno levandogli la terribile incombenza di dover sopportare i miei lamenti.
Ah un’altra categoria di persone che non sopporto. Sono quelli che dicono di essermi amici o di provare un minimo di simpatia per me e che poi offendono quelli come me. Non puoi pensare che io sia una persona gradevole e poi scrivere che odi i ciccioni. Cioè capisci? Non puoi chiedermi con finto interesse come sto e poi dire che le donne che non si prendono cura della loro persona non meritano la tua stima. Voglio dire, ci siamo no? Ecco insomma io ho preferito lentamente liberarmi di certa gente.
Il risultato è che sono piuttosto sola. Anacleto dice che sono poco elastica, che pretendo troppo dalle altre persone e che non sono disposta a cedere mai su nulla. Ha ragione, è così. Però insomma perché devo essere amica di una persona che odia i ciccioni? Ma la domanda più giusta è diversa: come può una persona che odia i ciccioni, che usa la parola “grassona” per offendere qualcuno, trovarmi simpatica ed essermi amica? Non penso di essere io quella sbagliata, dai. Anacleto ha ragione però io non ho completamente torto. Forse Anacleto vorrebbe solo vedermi meno sola, ma è un padre, è comprensibile. Ho tagliato tutti i ponti con il passato, i ponti con il presente li ho minati (non ho proprio alcun interesse a stringere amicizia con qualche ninfetta dell’università). In ogni caso pure Anacleto non ha una gran vita sociale, no così tanto per dire.
