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Dice: "In ogni fotografia c'è un racconto". Ah, bè. Ma come si legge? Inizio a leggere dall'alto a sinistra o da dove? Ah, sì la Regola dei Terzi, la Gestalt, la sezione Aurea, la Semiologia in tre lezioni semplici semplici ecc. ecc. Già, "leggere" si intende in senso lato... Bene e cosa c'è scritto di grazia? Ma tutto quello che vuole il lettore perbacco! Non siete mai andati a farvi "leggere le carte" ai banchetti dei Festival? Vai da Tizio e ti dice che problemi psichici hai, vai da Caio e scova una tua poetica tardoromantica che non sospettavi di avere, vai da Sempronio e proprio manco riesce a guardarle le tue stampe fotografiche tanto gli fanno orrore. Ohibò, se una fotografia contiene un racconto dev'essere ben arzigogolato. Ma no, è che non sei abbastanza bravo a "scrivere", si leggono troppe robe che hai lasciato lì senza accorgertene e che non c'entrano nulla con quello che "volevi dire". Ma volevi dire qualcosa vero? No. Come no? No. Non volevo dire, ma solo mostrare. Mostrare cosa? Mostrare una traccia il più simile possibile a quello che ho visto di persona e che mi ha spinto a fotografarlo. Ho provato col disegno, ma ci va tempo, pure della capacità per il vero, e poi viene fuori quello che già so di pensare. La fotografia è meglio perché la fa una macchina. Pensa essa a tutto, il mio tenero "Giotto automatico"... io devo solo decidere se quello che fa mi va bene o lo voglio un pochino diverso. Che comodità! Ora posso mostrare a tutti quello che ho visto. Sì, ma come lo spiego? Cosa c'è da spiegare? Da leggere? Da capire? Niente, assolutamente niente. C'è solo da guardare di nuovo quello che qualcuno ha guardato di persona, per mezzo di un'immagine automatica. Un'esperienza di secondo livello potrei dire. E che vantaggio c'è? Cosa se ne ricava? Ognuno ciò che vuole. Fare una fotografia può essere diverso dal fare un'immagine. Un'esperienza analitica la prima, sintetica la seconda. Una fotografia è senza parole, altro che mille, nemmeno una. Proprio lì, in quel suo mutismo ostinato sta la sua necessità in un'epoca invasa da immagini sintetiche, ormai ottenute quasi tutte con sistemi fotografici peraltro, che per forza ti vogliono dire qualcosa, affermare idee, pensieri, parole, parole, parole. Non un vuoto, non un silenzio. Gasp! Mi sento soffocare. Aiuto! Un po' d'aria per favore. Clic.
(dedicato all'amico Enrico Prada)
Post Scriptum.
L'immagine che fa da cover a questo post è la prima del famoso Test di Rorschach. Ideale per consentire a chi ama cercare storie nelle fotografie di esercitarsi in piena libertà.
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