Quando ero una giovane matricola dell'Universita' di Modena amavo molto il mio professore di Storia...e non ero la sola!
Non era un amore del tipo cliche' studentessa- professore, proprio no.
La mia era pura ammirazione nei suoi confronti perche' lui la Storia la sapeva raccontare.
Oddio, devo ammettere che questa mia ammirazione vacillo' un pochino quando ci disse che il manuale che dovevamo studiare per il suo esame era lungo mille mila pagine, e che ci dovevamo aggiungere pure una parte de Il Secolo Breve. Du' cose, insomma.
Comunque.
Le sue lezioni erano sempre
seguite in silenzio perche' eravamo tutti rapiti, immersi nei
suoi racconti, o almeno per me era cosi' anche se forse , ripensandoci, un po' di gente era silenziosa perche' addormentata....be', non sapranno mai cosa si sono persi.
E cosi', oggi e' uno di quei giorni in cui vorrei tornare a casa dal lavoro e trovarmi quel professore in salotto che, al posto della televisione, mi racconti di come i partigiani hanno liberato Modena il 22 aprile prima delle forze alleate, che mi parli di come si e' fatto festa in Piazza Grande il 25 Aprile di 67 anni fa, e di che cosa e' successo dopo in citta' o nelle campagne occupate. Che cosa hanno fatto quelle famiglie di contadini che, come mia nonna, avevano i tedeschi in casa e un partigiano nel fienile? Vorrei sapere se hanno poi scoperto chi e' quella staffetta partigiana in bicicletta fotografata sulla via Emilia il giorno della Liberazione.
E si' ci sono proprio tante cose che gli chiederei adesso, col senno di poi.
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