
Il Consiglio di Amministrazione dell’Ente Lirico ha respinto il rendiconto consuntivo 1997
Bocciato bilancio da 30 miliardi
Non sono bastati sette consiglieri per far passare i conti del Sovrintendente
Trenta miliardi di soldi pubblici da gestire. Ma gli undici componenti del Consiglio d’Amministrazione dell’Ente Lirico non si sono trovati d’accordo sul Bilancio consuntivo del 1997 e quattro voti contrari sono bastati per respingere il documento contabile presentato – con un ritardo di oltre quaranta giorni (la legge indica la scadenza del 30 marzo, la riunione del Consiglio è dell’11 maggio) – dal Sovrintendente Mauro Meli. Quattro ‘no’ decisi e motivati (con dichiarazione di voto allegata al verbale), espressi dal presidente Silvio Fadda (medico sportivo, presidente in quanto titolare della presidenza del Conservatorio), dal vicepresidente Mario Carboni (sardista e rappresentante nominato dalla Regione Sarda), da Dante Olianas (professore, espressione della minoranza in Consiglio comunale) e da Paola Leoni (insegnante di danza, scelta dall’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Cagliari) che hanno fatto mancare i necessari 2/3 del Consiglio previsti dalla legge. Una grave e delicata bocciatura passata sotto silenzio, anche per il volere dei consiglieri stessi che hanno ritenuto non opportuno turbare la campagna elettorale comunale, ma che riguardando soldi pubblici non può continuare ad essere ulteriormente ignorata. I dubbi e le riserve contenuti nelle dichiarazioni allegate al verbale sono ‘top secret’, ma Dante Olianas non risparmia alcune anticipazioni: “Ho avuto forti perplessità sulla gestione economica dell’Ente. E nonostante avessi chiesto continuamente, anche per iscritto, spiegazioni, non sono stato messo nelle condizioni di controllare le spese. Come consigliere ho responsabilità giuridiche ed amministrative precise e pretendo di sapere quello che viene fatto.” Proprio sui conti (tempo fa l’ex assessore regionale al turismo Efisio Serrenti aveva chiesto l’istituzione di una Commissione di indagine sulla gestione dell’Ente) si è soffermata l’attenzione dei quattro: opere che rispetto alle cifre in preventivo sono lievitate del 40%, rendiconti non esibiti, dubbi sul reale valore commerciale di alcune opere costate oltre il miliardo. Come se non bastasse, forti perplessità anche sulle scelte dell’Ente: “Si è attinto troppo – prosegue Olianas – da oltremare, mortificando e svilendo gli artisti sardi che non sono mai stati presi in considerazione e vanificando il potenziale dell’Ente come produttore di opere.” Intanto, un primo effetto della bocciatura si è già visto: Silvio Fadda, all’indomani del voto contrario, con una lettera ha delegato Carboni alle funzioni di presidente, almeno per quaranta giorni causa sopraggiunti impegni.
di Fabio Meloni
15 maggio 1998
10 luglio 1998
Con le quattro nomine del Consiglio di Amministrazione prende vita il nuovo Ente Lirico
Nasce la Fondazione
Vigono ancora le regole del ‘Manuale Cencelli’
di Fabio Meloni
Nonostante la trasformazione dell’Ente Lirico in Fondazione, sull’Istituzione dei Concerti e del Teatro Lirico non è ancora tornato il sereno. Le nubi si addensano sin da quando si era frettolosamente tentato di far dimenticare come il bilancio consuntivo dell’Ente per il 1997 – presentato in ritardo (oltre 40 giorni rispetto alla scadenza prevista per legge) dal Sovrintendente Mauro Meli – fosse stato bocciato l’11 maggio, grazie al voto contrario di quattro consiglieri del vecchio Consiglio di Amministrazione. Un conto consuntivo di circa 30 miliardi di soldi pubblici nel quale, a detta dei quattro ‘ribelli’ (il presidente Silvio Fadda, il vice Mario Carboni, i consiglieri Dante Olianas e Paola Leoni), erano proprio i conti a non tornare mai (tempo fa anche l’ex assessore regionale alla Cultura Efisio Serrenti aveva chiesto l’istituzione di una Commissione di indagine sulla gestione dell’Ente): opere lievitate fino al 50% rispetto al preventivo, rendiconti richiesti inutilmente, dubbi sul reale valore commerciale di alcune opere, contributi pubblici previsti, ma ancora nell’ombra. Poi, con una ‘zampata’ vincente lo stesso CdA nella ‘seduta flash’ del 16 giugno – ancor prima era stata inutile un’altra seduta, peraltro indetta in maniera alquanto ‘anomala’ con una lettera firmata, ma in qualità di presidente dell’Ente (di Fadda nessuna notizia) e non della Fondazione, dal sindaco Mariano Delogu ed infatti immediatamente contestata come illegittima da alcuni consiglieri – è riuscito a scongiurare l’intervento del Commissario con l’approvazione all’unanimità (assenti però i ‘ribelli’) del bilancio consuntivo 1997, chiuso con un disavanzo di amministrazione pari a 3.550 milioni. Superato l’ostacolo bilancio, si è finalmente giunti alla nomina del nuovo CdA, quello della Fondazione composto da cinque elementi, compreso il Sindaco di Cagliari, presidente dello stesso: insieme a lui, due rappresentanti del Comune, uno della Regione ed uno del Governo. Si è sempre sentito dire che l’imminente superamento della ‘partitocrazia’ avrebbe avuto conferma nella fine della spartizione del ‘sottopotere’ tra i partiti. E’ ancora presto. Anche la Fondazione non è sfuggita alla regola del ‘Manuale Cencelli’: un consigliere a Forza Italia ed uno ad Alleanza Nazionale (esattamente i due ‘trombati’ alle ultime Comunali Andrea Santucci e Guido Cossu), uno a Federazione Democratica (l’assessore regionale alla Cultura Benedetto Ballero) ed uno ai Democratici di Sinistra (Enrico Milesi, ex consigliere comunale PCI di Cagliari). Sono leciti i dubbi sul criterio della competenza, spesso invocata per gli enti di gestione: passi per Cossu, che in qualità di proprietario del cinema Alfieri è un imprenditore del settore, e per l’assessore Ballero, che di cultura e spettacolo per mandato istituzionale si deve pur occupare, ma attendiamo lumi sul funzionario dell’Enel Santucci e sull’ingegner-architetto Milesi. Fatte le nomine, la sinistra è insorta: “Fondazione di destra”, ha urlato. Dimostrandosi troppo distratta, tanto da far finta di non sapere che Mauro Meli è stato eletto in una città amministrata dal centrodestra, ma coi voti dell’opposizione di centrosinistra e che politicamente il Sovrintendente, con forti trascorsi nelle fila anarchiche, si dichiara vicino al Ministro Walter Veltroni. Alla nomina del CdA della Fondazione, avevano fatto da prologo anche alcune polemiche, con slanci epistolari di Delogu e Ballero, verso il Governo Nazionale: oggetto il contributo statale (diminuito per il 1997 da 13,4 miliardi a 12,4) che non sarebbe sufficiente (secondo l’Assessore regionale è inferiore di almeno 7 miliardi) neanche per pagare gli stipendi del personale. In verità, assodato che per pagare gli occupati previsti dalla pianta organica dell’Ente (229 unità), sarebbero necessari circa 19 miliardi (83 milioni è il “costo medio del lavoratore negli Enti Lirici italiani”), diventa opportuno ricordare che sono appena 145 i posti coperti e che per questi sarebbero sufficienti circa 12,6 miliardi. A quanto pare lo Stato ha stabilito il contributo con calcolatrice alla mano. Ad aggravare i costi la scelta di rimpiazzare il personale vacante nell’orchestra e nel coro (ben 60 i posti liberi, in attesa di vedere dove verranno collocati i trenta assunti recentemente annunciati da Meli) con professionisti provenienti da oltremare che vengono ingaggiati con rilevanti costi di trasporto, vitto ed alloggio, oltre a cachet non certo irrilevanti: un ‘primo corno’, per esempio, è costato 3.300.000 lire a settimana. Ma la decurtazione, dicono gli Amministratori, poco si concilia con “la lievitazione dei costi dell’Ente”. Appunto, è il virus della ‘lievitazione’ che incombe pesantemente sulla vita della sede di viale Sant’Alenixedda. Sono state ‘contagiate’ alcune opere, ma anche gli emolumenti dei dipendenti di punta dell’Ente Lirico: uno staff composto, oltre che dal Sovrintendente Meli, dal direttore tecnico Teoldi, dalla direttrice della produzione Codignola (in carica per soli quattro mesi per 50 milioni), dal segretario artistico Liuzzi e dal direttore di scena Venturini per un totale di circa mezzo miliardo di lire. Battezzato con le nomine il nuovo soggetto giuridico, resta l’ombra di una situazione economica precaria, soprattutto ora che, a partire dal luglio 1999, è previsto l’intervento decisivo del capitale privato che inciderà percentualmente anche sull’importo del contributo statale. Ecco il dilemma: quali privati potranno intervenire (la legge lo prevede pari ad almeno il 12% del contributo statale – 1,4 miliardi – pena la diminuzione dell’intervento dello Stato) se i conti dell’Ente Lirico restano avvolti da incertezza e mistero?





