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... un po' di zucchero, quel che ci vorrebbe!

Da Elisavagnarelli @VagnarelliElisa
Otto e trenta della sera e ancora si respira a malapena. Il caldo non solo mi uccide fisicamente, con la pressione che scende ai minimi utili e le gambe che tremano al minimo sforzo, fosse anche un passo più lungo del normale, ma… è la mente a faticare a tenere il ritmo. Così capita che – anche se la sera la stanchezza comincia a farsi sentire sul serio e si vorrebbe solo poter crollare sopra il letto priva di sensi – i pensieri arrivino senza pietà ad allontanare il sogno di un riposo sereno. Probabilmente, tra qualche giorno mi deciderò ad affrontare un discorsetto con il mio cervello e ad obbligarlo ad un periodo di ferie forzate. Giuro… ci sono cose che proprio non capisco. Certo… il problema non sussisterebbe se mi decidessi (a ventotto anni suonati e in tasca una serie di delusioni che non è proprio lunghissima, ma… nemmeno trascurabile da riuscire a far finta di non avere cicatrici addosso) a fare come la maggior parte delle persone che conosco… Non Approfondire! Non cercare di scavare dentro ad ogni situazione. Non cercare di capire ad ogni costo. Non cercare di interpretare i segnali, con la convinzione di riuscire prima o poi a terminare il puzzle e arrivare ad avere un senso compiuto di qualunque cosa si tratti. Fregarsene. Fregarsene e andare avanti. Sarebbe facile. Peccato, non sia da me. La non difficoltà a lasciar perdere è qualcosa di possibile – per quel che mi riguarda – solo nel momento in cui di una data situazione o di una determinata persona non me ne importi niente. Diversamente, pur con il rischio di uscirne con le ossa rotte, non se ne parla che io riesca a voltare pagina come niente fosse. Allora… capita di ritrovarmi a dare fiducia a qualcuno per troppe volte, come capita di sperare in quel qualcosa che - probabilmente - appartiene solo ai bei libri, ai bei film e alle belle canzoni. In questi tre ambiti tutto è davvero possibile, ma… no. Nella vita reale no. Nella vita reale ti ritrovi a sperare con tutto il cuore di poter assistere ad un miracolo e… puntuale arriva il cazzotto nello stomaco, che significa poi una conseguente presa di coscienza: non essere abbastanza. Per quel che riguarda le mie scelte: io mi basto. Mi reputo abbastanza per non buttare via la vita drogandomi, mi reputo abbastanza per non collassare in un pub con l’ennesimo bicchiere vuoto in mano, mi reputo abbastanza per coltivare un mio credo (di qualunque credo si parli… ho una mia visione… giusta o sbagliata che sia… è una visione speciale, perché è frutto di un mio taglia e cuci speciale), mi reputo abbastanza per avere un mio pensiero e dei sentimenti propri, entrambi non facilmente influenzabili dal giudizio altrui. Ma… per quel che mi pare di vedere… non sono abbastanza per far scattare in altri lo stesso meccanismo. Non sono abbastanza per riuscire a far uscire parole, non sono abbastanza per ricevere risposte. Non sono abbastanza per riuscire a ricevere chiarezza. Certo è che… non pretendo di essere qualcosa, per chiunque mi senta niente. Ma… qualora di niente si stia parlando, mi riservo la pretesa di non essere scambiata per un giocattolo. Il niente è nullo. Il niente non esiste. Il niente non si sfiora in alcun modo. Il niente non si analizza. Il niente è niente e basta. Non è niente, nel momento in cui la percezione è quella di essere vittima di strani ragionamenti. Chissà perché… esistono al mondo persone che non appena ti vedono riuscire a camminare con le tue gambe, essere felice con i tuoi soli battiti di cuore e con i tuoi soli sorrisi, respirare con i tuoi soli polmoni ed andare avanti con i tuoi soli obiettivi… assumono la pretesa di vederti crollare per loro. Non è te che vogliono. Non è vederti stare bene ciò che interessa loro… Solamente… per alcune categorie di persone è irresistibile il gusto che si prova nell’accorgersi di averti in pugno. Provi ad allontanarti, una parte della tua testa è riuscita a capire che non ne uscirai viva se non ti sbrighi a metterti in salvo, ti convinci che per una volta almeno nella vita sia necessario innalzare un muro e ti pare vada tutto bene… fino a che i meccanismi che ti hanno spinto a credere all’inizio si ripresentano. Sei una persona incline alla buona fede. Quindi… che fai? Ci credi di nuovo. Non solo… la tua mente è talmente tanto ingenua da dirti che nessuno sarebbe così perverso da provare a non considerati niente, se non fosse esattamente quello che vuole. Immagini la bellezza che esiste in alcuni libri, in alcuni film, in alcune canzoni. Nella vita reale… no. Nemmeno per una persona come te, che ci crede tanto e che – già che ci siamo – ha cominciato a fare il conto alla rovescia, per quando si ritroverà di sera con il naso all’insù… a fissare le stelle, nella speranza di vederne cadere una. Sì. Una è sufficiente. Perché non pensi valga la pena affidare alle stelle qualunque desiderio. E di desideri importanti senti di averne uno solo. Una basterebbe. Il tempo torna indietro, rivivi cose già vissute, senti speranze che avresti dovuto seppellire e… muori ancora. Non c’è niente dietro. È un niente che non ha ascoltato la tua richiesta di essere considerata niente. È un gioco stupido. Allora ti ricordi le parole di un vecchio, utile discorso… ci sono persone che per sentirsi bene hanno bisogno della linfa vitale altrui. Provi ad uccidere il pensiero che l’aver fatto sentire importante qualcuno possa essere servito solo da zucchero in un caffè altrimenti amaro, ma… sai che se tu fossi importante… a quest’ora la mente starebbe pensando altro. Che fai? Mi chiamo fuori. Non mi va di giocare. Odio le persone che giocano con le persone. Senza mezzi termini. Per giocare esistono le carte, gli scacchi, i videogiochi… ecc… ecc… ma… non le persone. Per quel che ne so e per come sono abituata ad agire, nemmeno una qualunque sorta di confusione personale può dar diritto a giocare con gli altri. Perciò… mi chiamo fuori. Torno nella mia solitudine fatta di insicurezze. Smetto di cercare segnali dove probabilmente non ci sono e non ci sono mai stati. Uccido le illusioni che si cibano dei sogni e mi chiamo fuori. Pretendo di essere lasciata in pace… con la certezza che così facendo non escluderò nulla, in effetti. Altro discorso imparato a memoria… altra lezione utile da ricordare: chi ti rispetta fa in modo che tu lo capisca chiaramente, chi ti vuole rendere parte della propria vita non ti ferisce, non si diverte con te. È tutto.

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