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Un
po’
mi pento del post qui sotto, ma ormai è fatta, mi serva da lezione
per le volte – rare, in verità – che cedo alla tentazione di
ritenere in buona fede un uomo di merda. Nel post qui sotto
ipotizzavo che, nell’affermare
che «la
differenza di mortalità tra chi la fa e chi non si sottopone alla
mammografia ogni due anni è di due su mille»,
Grillo riproducesse – con colpa, certo, ma non necessariamente con dolo –
l’errore
commesso da Gotzsche e Olsen in uno studio apparso su Lancet
nel gennaio del 2000, errore già ampiamente dimostrato tale, da subito, e
tuttavia di tanto in tanto riproposto da qualche autore, anche se non più in là del
2006, per essere regolarmente e tempestivamente segnalato come un granchio di analisi statistica. Ipotizzavo che la questione potesse essere risolta scendendo
nel merito, chiedendo a Grillo da quale fonte avesse attinto per
uscirsene con quella cazzata, per dimostrargli che si trattava di un
farlocco, che per giunta aveva pure digerito male, rivomitandolo nel
modo più osceno. Bene, sbagliavo. Che Grillo sia in patente malafede
è dimostrato dalla rettifica che segue ad appena dodici ore: «Non
penso che la mammografia non sia utile o necessaria. Anzi penso che
sia utilissima. Ce l’avevo con la cattiva informazione che fa
credere che facendo questo esame non venga il tumore».
Dodici ore fa ne salvava solo «due
su mille»,
ora è «utilissima»?
Non ammetti che hai detto una stronzata, nemmeno citi la fonte dalla
quale l’hai pescata per tentare di strappare un’attenuante, e che
fai, rivolti la frittata? E poi dove l’hai letto che la mammografia
è spacciata come un vaccino antineoplastico invece che essere
consigliata come indagine diagnostica? No, non meriti nemmeno di essere corretto: meriti solo fumanti palle di letame.
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